Nigrelli (Galleria nazionale): le opere d'arte nelle chiese, rischi e opportunità
La proposta lanciata di recente da Eike Schmidt, il direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze genera dibattito.
Spostare le opere d'arte dai Musei alla chiesa, il luogo per il quale furono create. È questa la proposta lanciata di recente da Eike Schmidt, il direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze. Ne abbiamo parlato con Faustino Nigrelli, funzionario referente della Galleria Nazionale di Cosenza.
Pochi giorni fa il direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, ha lanciato la proposta del ritorno delle opere d’arte nelle chiese. Lei cosa ne pensa?
La proposta rappresenta di certo una sfida, però va valutata a 360°. In alcuni casi, da un punto di vista pratico, lo spostamento delle opere è impossibile; in altri casi comporterebbe l'investimento di somme ingenti. Il ritorno delle opere d'arte nei luoghi per cui sono nate potrebbe essere anche una giusta causa, però c'è da valutare il luogo in cui andranno ad essere ricollocate perché l'opera, ormai stabilizzata da un punto di vista climatico in altra sede, con lo spostamento potrebbe subire dei traumi che a volte possono essere irreversibili. C'è da vedere se i sacerdoti delle chiese in cui le opere verranno spostate hanno l'opportunità di valorizzare, rendere fruibile e mettere in sicurezza l'opera; di certo, in base alla mia esperienza lavorativa alla Soprintendenza, posso affermare che sono poche le chiese dotate di buoni sistemi di allarme. Anni fa, ad esempio, da una chiesa di Rende è stata trafugata e poi sezionata in più parti la rappresentazione di una Sacra famiglia, un atto che avrebbe reso più semplice l'eventuale immissione sul mercato illegale per la compravendita delle opere. Da un punto di vista prettamente pratico, il ritorno delle opere nelle chiese senza aver prima elaborato un progetto di fattibilità potrebbe causare danni irreparabili come ingiallimento, caduta di colore e di pellicola pittorica per le tele, mentre le tavole lignee potrebbero perdere coesione.
Il “ritorno a casa" da un lato rappresenterebbe un atto rivoluzionario, dall'altro comporterebbe l'avere dei musei più poveri…
Una rivoluzione dettata dalla fretta sarebbe di certo dannosa; le rivoluzioni non sempre garantiscono soluzioni ottimali. Non tutte le chiese hanno la possibilità di garantire sicurezza alle opere. Ritengo altresì che opere d’arte di rilievo collocate nelle chiese non dovrebbero essere portate in processione: shock termici e sbalzi dovuti allo stato del manto stradale ne compromettono la salvaguardia. Per le processioni religiose andrebbero usate delle copie, ad esempio è in corso il restauro della Vara della Madonna della Consolazione di Reggio Calabria che riportava segni d'usura. I musei diventerebbero più poveri, un punto di partenza potrebbe essere rappresentato dalle opere minori che non fanno parte del percorso museale e che essendo collocate nei depositi non sono fruibili dal pubblico; queste opere, che rappresentano all'identità locale, se messe alla luce, potrebbero fornirci indizi utili; il tutto andrebbe fatto, ovviamente, previa attenta valutazione.
Oltre alla conservazione, ci si trova di fronte ad una questione stilistica della chiesa che potrebbe aver subìto dei mutamenti nel tempo…
Diverse volte ci si può imbattere in opere nate per essere collocate in una precisa area della chiesa e che poi vengono spostate, oppure vengono private delle cornici. I parroci che si sono avvicendati potrebbero aver effettuato spostamenti per svariati motivi magari anche di natura estetica.
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