Rende. Il virus non ferma la natura che si fa "riconoscere"
Pochi i passanti, silenzio ma la primavera che inizia a far sentire i suoi effetti.
Qui a Rende è mattina. Il sole si fa strada prepotente tra le nubi, l’aria impalpabile culla il volo di piccole rondini di passaggio e la città sembra profumare di primavera. Una mimosa in fiore, qualche margherita ed ancora fiori di campo: è una natura lussureggiante, pronta a festeggiare il suo ciclico ingresso nella vita umana. Ma la città di Rende accoglie tutto questo in rigoroso silenzio, ferma ad un imprevedibile “inverno” ed impaurita da un male che corre invisibile lungo i vicoli e le arterie, da sempre pulsanti di vita. La natura esulta per la sua rinascita dopo i rigori invernali, mentre Rende si raccoglie impaurita nelle case. A Rende, parte di un’Italia unita dal dolore e dalla paura, la nuova quotidianità si presenta come un film dell’orrore. Pochi i passanti, che si osservano a distanza, accennando l’un l’altro un fugace saluto militare; un boom nelle vendite di soluzioni disinfettanti, guanti di lattice e mascherine. E le mascherine, che, nell’immaginario di tutti noi, sono associate ad occasionali parate carnevalesche e a momenti di gioco, oggi mascherano solo in parte la paura.
Elena Ferraiuolo
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