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Padre Faltas ha parlato della tragica situazione in corso in Medio Oriente

A Betlemme un Natale diverso a causa del conflitto israelo-palestinese

Le città della Terra Santa sono ridotte allo stremo e la gente soffre fame e freddo

A Betlemme un Natale diverso a causa del conflitto israelo-palestinese

Padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, è intervenuto alla XX Assemblea Nazionale Ordinaria elettiva della Fisc il 24 novembre a Roma, nel corso della quale ha parlato della tragica situazione in Medio Oriente e della decisione, presa dalla comunità cristiana in accordo con le autorità locali di Betlemme, di sospendere i festeggiamenti pubblici per Natale, in segno di solidarietà per i palestinesi di Gaza, sotto assedio delle forze israeliane da due mesi. “Il Natale non ci sarà a Betlemme. Tutto cancellato. Sarà concentrato solo sulla messa del patriarca. Vogliamo continuare a fare quello che si faceva prima ma è difficile, perché gli israeliani non permettono di uscire ed entrare liberamente.” ha detto il frate. Il Patriarca dei Latini, Card. Pierbattista Pizzaballa, presiederà la Messa di Mezzanotte presso la Basilica della Natività, a cui parteciperà anche il presidente palestinese Abu Mazen. Nella città in cui è nato Gesù non ci sarà un albero quest’anno, né ci saranno addobbi, accensione di luci o festeggiamenti. Tutto è cambiato da quel fatidico 7 ottobre quando Hamas ha attaccato Israele, provocando un conflitto di così vaste proporzioni dinnanzi al quale la diplomazia internazionale sembra vacillare. Israeliani e palestinesi non si salutano più per strada, non vanno più d’accordo, sono freddi, distanti e diffidenti tra loro. “La gente ha paura di uscire, non c’è nessuno per strada. Aree chiuse per motivi di sicurezza. Persone spaventate” così Padre Faltas ha descritto il clima in Terra Santa. Rivolgendo lo sguardo al passato ha parlato delle due Intifade, dell’assedio alla Basilica di Betlemme nel 2002, occupata da decine di militanti palestinesi ricercati dalle forze israeliane, impegnate nell’operazione “Scudo difensivo” allo scopo di porre un freno all’ondata di attacchi terroristici palestinesi. Padre Faltas è coinvolto, in prima linea, nei processi di pace in Medio Oriente, una pace tanto ricercata ma osteggiata, agognata eppure ostacolata da interessi di parte, una pace che può trionfare solo ricorrendo al dialogo, di cui lui stesso si fa promotore. Gli attacchi di Hamas a Israele e, a sua volta, le risposte di quest’ultimo, hanno avuto come effetto la devastazione di luoghi da sempre meta di pellegrinaggio. Gerusalemme e Betlemme, infatti, si presentano come città spettrali, in cui vagano per strada persone senza una casa e senza un futuro. Il frate ha riferito che Betlemme è una “città morta, chiusa, vuota, deserta”. “La situazione sta diventando ogni giorno più grave e insostenibile” ha commentato Hannah Hanania, giovane sindaco della città. Un ingresso sobrio fatto solo di “silenzio e preghiera” è stato quello di Padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, che il 2 dicembre, in occasione della vigilia dell’Avvento, è giunto a Betlemme dopo essere partito da Gerusalemme, aver sostato davanti al monastero greco-ortodosso di Mar Elias, aver attraversato il muro che separa i territori israeliani da quelli palestinesi e dopo aver passato nel checkpoint della tomba di Rachele. “Betlemme - ha detto Patton – soffre una grave povertà riflesso della guerra a Gaza e degli scontri in Cisgiordania”. Celebrando i Primi Vespri e la Messa della Domenica, Padre Patton ha pregato affinché Dio “doni pace a questa terra, ai suoi abitanti e che aiuti a fare percorsi di riconciliazione, perché, come ha detto il Papa, senza riconciliazione è impossibile avere la pace”. In mezzo a tanta desolazione, con la consapevolezza che niente è più come prima, che i bombardamenti non cesseranno, che Gaza è distrutta, che migliaia di persone stanno morendo di fame, c’è da chiedersi: “Chi si prenderà cura dei luoghi santi?”. Proprio quei siti in cui ha avuto origine la storia della nostra religione oggi sono in pericolo. L’auspicio di Faltas (e non solo suo) è che la tregua possa durare più a lungo, che gli ostaggi vengano presto liberati e che, finalmente, israeliani e palestinesi riescano a vivere insieme, realizzando il progetto “Due popoli, due Stati”. “Serve subito una pace giusta, sostenibile e duratura. In Terra Santa sono passati tutti i potenti della terra, tutti hanno parlato di Due Stati, ma nessuno ha fatto mai nulla” ha riferito Padre Faltas in un’intervista al Sir. La pace ci sarà se si troverà una soluzione per la Città Santa di Gerusalemme, che è il cuore del mondo e deve essere un luogo aperto a tutti.

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