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A Roma il progetto "Una famiglia per una famiglia"

Siglato in Campidoglio un protocollo d’intesa tra Caritas italiana, Caritas di Roma, Assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale e Fondazione Paideia. La sperimentazione coinvolgerà inizialmente 8 famiglie beneficiarie in due municipi. Una équipe tecnica si occupa di tutte le fasi: la selezione, il monitoraggio e la valutazione.

A Roma il progetto "Una famiglia per una famiglia"

Una famiglia si trova improvvisamente in difficoltà perché si ammala un familiare. Una mamma sola o un papà separato non ce la fanno a gestire i figli senza un aiuto esterno. Una mamma africana ogni giorno è costretta a fare 4 ore di viaggio in pullman per accompagnare i figli a scuola perché non ha la patente. I genitori immigrati non hanno una rete di relazioni amicali che possano supportarli nella routine quotidiana. Sono tante le situazioni in cui le famiglie possono trovarsi a fronteggiare un periodo difficile, che può presto trasformarsi - se non sostenute - in disagio ed emarginazione. Con una azione preventiva e curativa e un metodo innovativo che coinvolge altre famiglie affidatarie, è attivo dal 2003 il progetto “Una famiglia per una famiglia”, ideato a Torino dalla Fondazione Paideia e poi diffuso in molte città e paesi del centro-nord. Da oggi ha preso il via anche a Roma, grazie a un protocollo d’intesa siglato in Campidoglio da Caritas italiana, Caritas di Roma, Assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale e Fondazione Paideia. La sperimentazione coinvolgerà inizialmente 8 famiglie beneficiarie in due municipi. Il volontariato e gli enti pubblici lavorano insieme per una azione che può trasformarsi in politiche sociali del territorio. Un metodo che non mette al centro solo il bambino ma l’intera famiglia, grazie al supporto di un’altra famiglia, innestando così un circuito virtuoso di relazioni amicali e integrazione sociale. Come funziona il metodo? Le famiglie che hanno bisogno di sostegno, segnalate dai servizi sociali o ancora prima da associazioni, gruppi familiari o dalle Caritas parrocchiali o diocesane, vengono affidate ad altrettante famiglie affidatarie per un periodo di tempo che può variare da 6 mesi a 1 anno e mezzo, a seconda dei casi. La famiglia affidataria riceve un piccolo rimborso spese mensile (in media 150 euro) per le necessità dell’altra famiglia. A Torino, Ferrara, Fidenza, Novara, Cantù e Mariano Comense, Verona, e in fase sperimentale in Val d’Aosta, Emilia Romagna e a Pescara, sono state coinvolte finora 500 famiglie, di cui 300 affiancamenti nella sola Torino. La fase di sperimentazione ha una durata di circa 24 mesi, durante i quali vengono attivati in genere 8 affidi della durata di 12 mesi. Una équipe tecnica si occupa di tutte le fasi: la selezione delle famiglie, il monitoraggio e la valutazione, in collaborazione con le associazioni o la Caritas. In concreto, la relazione tra le due famiglie consiste in incontri e rapporti telefonici frequenti con attività quali il sostegno educativo ed organizzativo nella gestione dei figli; supporto pratico nella relazione con enti istituzionali; organizzazione e partecipazione a momenti di festa e socializzazione; ascolto e condivisione di problematiche genitoriali e di coppia o sui modelli educativi e valoriali di riferimento. La figura di un tutor volontario, disponibile telefonicamente ogni giorno, è fondamentale per affiancare le famiglie e verificare il buon andamento del progetto, studiato su misura per ogni situazione. Obiettivo: mantenere unita la famiglia. Obiettivo principale, ha detto Francesca Danese, assessore alle Politiche sociali di Roma Capitale, “è fare in modo che i bambini rimangano nel nucleo familiare, mantenendo insieme la famiglia”. Un progetto che mira ad entrare nel Piano strategico per i diritti, che “sta studiando forme di accreditamento innovative”. Per monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, la firma del protocollo “è una tappa significativa dei tanti interventi solidali sulla famiglia” che la Caritas sta portando avanti da anni, in collaborazione con le istituzioni, per “migliorare le condizioni di vita delle famiglie in situazione di disagio”. “Le file di persone che vengono a chiederci aiuto aumentano - ha detto monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma -. Un progetto di questo tipo permette di affiancare costantemente le famiglie”. Fabrizio Serra, direttore della Fondazione Paideia, ha spiegato come è nata l’idea: “Un giorno un bambino ci ha chiesto: perché aiutate solo me e non tutta la mia famiglia? Abbiamo capito che dovevamo spostare l’asse di intervento dal bambino alla famiglia”. Importante - ha precisato - è che l’affiancamento sia “precoce” per evitare “di cadere nel disagio conclamato”. Giorgia Salvadori, referente del progetto per Paideia, ha illustrato i frutti raccolti in questi anni nelle diverse regioni, che confluiranno in una Guida metodologica. “Oltre la metà delle famiglie beneficiarie sono migranti - ha detto -. La maggior parte sono nuclei monogenitoriali, con grandi povertà relazionali. Il 30% non ha un lavoro e un terzo delle famiglie ha un familiare con una situazione di disabilità o una malattia improvvisa”. La Caritas finanzia il progetto su Roma e Pescara con 33mila euro di fondi otto per mille, mentre la Fondazione Paideia fornirà il supporto tecnico e il Comune di Roma le risorse umane, tramite i servizi sociali.

Fonte: Sir
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