Benvenuti i concorsi
Si torna a una prassi costituzionale che premia i meriti e rafforza il sistema.
Dopo una lunga attesa e una serie di ritardi, quest’anno si dovrebbe finalmente fare il concorso a cattedra per immettere oltre 60mila insegnanti, stabilmente, nelle scuole italiane. Il bando non c’è ancora (è atteso per fine mese), ma il governo nei giorni scorsi ha dato il via libera al decreto che autorizza il ministero dell’Istruzione ad avviare le procedure concorsuali per reclutare 63.712 docenti. Tra questi 52.828 sono posti comuni, 5.766 di sostegno e 5.118 posti di potenziamento. I nuovi insegnanti assunti attraverso il prossimo concorso saranno utilizzati per coprire i posti lasciati vacanti e disponibili nel corso del triennio 2016-2018.
Le prove dovrebbero svolgersi a partire dalla primavera. Il termine delle operazioni del concorso sono previste in tempo utile per le assunzioni 2016/17. Sulla questione si è già pronunciato il ministro che ha assicurato le prime assunzioni “a settembre”. E sulla sua pagina Facebook – ormai si passa da qui – Stefania Giannini scrive: “Nei prossimi giorni firmerò il decreto sulle prove, altro passo che ci porta verso l’emanazione dei bandi, che saranno tre: uno per infanzia e primaria, uno per la secondaria di I e II grado e uno per il sostegno”. Giannini, sempre su Facebook fa i conti: “Le 63.712 assunzioni che faremo nel triennio 2016/2018, per la copertura dei posti vacanti e disponibili, si sommeranno, nello stesso arco temporale, ad altri 30mila posti, anch’essi vacanti, che saranno assegnati ai docenti rimasti nelle Graduatorie provinciali (Gae) che non sono andate esaurite con il piano straordinario di assunzioni di questa estate. Parliamo, quindi, di più di 93.000 assunzioni a tempo indeterminato nel prossimo triennio. Che si aggiungono alle circa 90mila di quest’anno. Entro il 2018 avremo assunto più di 180mila insegnanti. Credo che si tratti di numeri importanti, che dimostrano l’impegno reale e duraturo di questo governo sulla scuola”.
In effetti lo sforzo del governo è importante. E il concorso è un passaggio fortemente atteso dal mondo della scuola. Più ancora, forse, lo è l’aspettativa che si inneschi un meccanismo virtuoso capace di mantenere l’impegno di concorsi regolari, come modalità abituale per l’immissione in ruolo. Anche su questo il ministro ha preso un impegno: “Si torna alla Costituzione, finalmente. Con concorsi che saranno banditi ogni tre anni”, ha postato sempre su Facebook.
La prospettiva dei concorsi è quella che può garantire la stabilizzazione a tanti insegnanti e anche la possibilità di immettere nella scuola energie nuove. Magari giovani, vista l’età media alta del personale docente.
A sottolineare l’importanza del concorso, sempre su Facebook, è il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, che parla di “concorso spartiacque”. Il motivo? “Stabilisce in maniera inequivocabile che si diventa insegnanti solo attraverso questa via d’accesso, mettendo fine a liste e listarelle in cui personale qualificato è rimasto a stagnare per decenni. Immette nei nostri istituti docenti giovani e aggiornati, dei quali verranno verificate oltre alle conoscenze nozionistiche anche le competenze professionali”.
C’è da sperare che tutto fili liscio e che non si verifichino ulteriori ritardi. In attesa ci sono, secondo stime sindacali, circa 250mila possibili candidati.
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