Dallas prega per i suoi morti. Il vescovo Farrell: “ogni vita è preziosa”. America scossa e divisa
I cinque poliziotti bianchi uccisi da un cecchino nero sono le ultime vittime di una scia di sangue che non si ferma. C'è il rischio che l'odio razziale possa nuovamente esplodere. Cattolici in preghiera nel fine settimana, parole di pacificazione dalle comunità religiose. Obama: "Giustizia sarà fatta". E i candidati alle presidenziali si dividono anche su questa vicenda.
“Tutte le vite sono importanti. Quelle dei neri, dei bianchi, dei musulmani, dei cristiani, degli indù”. Così ha detto il vescovo di Dallas, monsignor Kevin Farrell, in un video-messaggio pubblicato in rete, dopo che cinque poliziotti sono stati uccisi e sette sono rimasti feriti nella sua città in un attacco premeditato a sfondo razziale. “Siamo tutti figli di Dio”, ha aggiunto Farrell. “Tutte le vite umane sono preziose. Non possiamo perdere il rispetto l’uno dell’altro, e chiediamo ai leader della società civile di parlare tra loro e porre fine alla violenza”.
Il terrorista. In queste ore prende forma il profilo dell’attentatore, Micah Johnson. Incensurato, riservista dell’esercito Usa dal 2009 al 2015, in Afghanistan nel 2013 impiegato nel genio dell’esercito come carpentiere (e poi mandato a casa per una nebulosa accusa di molestie sessuali e problemi psichici). Johnson ha agito da solo. Le sue pagine dei social media suggeriscono orgoglio nero ma anche legami con organizzazioni radicali che ritengono la violenza utile alla causa nera. Johnson viveva con la madre a Mesquite, un sobborgo a venti minuti di auto da Dallas. Le perquisizioni della casa di Johnson indicano una premeditazione dell’atto criminale. Durante la negoziazione con la polizia giovedì sera Micah Johnson aveva detto di essere “arrabbiato per le uccisioni di neri nelle recenti sparatorie della polizia”, “arrabbiato con i bianchi”, e aveva aggiunto di “voler uccidere bianchi, specialmente poliziotti bianchi”, stando alle parole del capo della polizia di Dallas, David Brown. Johnson, che dopo la sparatoria si era asserragliato in un garage, è stato ucciso dalla polizia con un robot armato di bomba.
La scintilla. Il clima di tensione che ha portato alla tragedia è divenuto via via più pesante dopo che due neri, Alton Sterling e Philando Castile, sono stati uccisi dalla polizia nei giorni scorsi in controversi incidenti, rispettivamente in Louisiana e in Minnesota. Dalle immagini circolate e condivise da migliaia di persone online i due afroamericani sembrano essere stati uccisi senza ragioni plausibili.
Dallas in preghiera. “Imploriamo il Signore di toccare le menti e i cuori di tutti gli operatori di pace affinché ci aiutino nella comprensione reciproca”, ha detto monsignor Farrell che ieri ha anche guidato pubblicamente la celebrazione di preghiera per le vittime. “Ricordiamoci le parole di Papa Francesco: ‘Possa il Dio della pace suscitare in tutti un desiderio autentico di dialogo e riconciliazione’. La violenza non può essere superata con ulteriore violenza. Servono pace e amore”. Le preghiere per le vittime, senza distinzione di razza, si estendono in tutte le chiese nelle messe di questo sabato e domenica. Non mancano veglie e appelli alla riconciliazione. L’intero Paese, da New York a Los Angeles, è scosso e le comunità religiose fanno risuonare messaggi di riconciliazione.
I precedenti. La vampata di violenza arriva dopo mesi di tensioni alimentate da numerosi episodi controversi. Michael Brown, 18 anni, nero, venne disarmato e ucciso a Ferguson in Missouri da un poliziotto bianco nell’agosto del 2014. Eric Garner, anche lui nero, era stato soffocato un mese prima da un poliziotto bianco a Staten Island, New York. In un gesto di apparente rappresaglia, due poliziotti, Rafael Ramos e Wenjian Liu, persero la vita nel dicembre 2014. Si potrebbero citare altri casi. Ma adesso, dopo l’assassinio di cinque poliziotti a Dallas, l’attacco più grave alla polizia Usa dopo l’11 settembre 2001, il quadro si fa davvero preoccupante.
Casa Bianca. Il presidente Barack Obama – rientrato anzitempo dall’Europa – si è detto “inorridito” dai fatti di Dallas.“Non c’è giustificazione alcuna per questo tipo di attacchi, e contro alcun tipo di violenza contro forze dell’ordine”, va ripetendo. “Giustizia verrà fatta. Se dobbiamo essere giustamente preoccupati dal livello di equità nel nostro sistema giudiziario penale, dobbiamo anche riconoscere che la polizia svolge un compito estremamente difficile. E la stragrande maggioranza dei poliziotti lavora in modo impeccabile”.
I candidati. A quattro mesi dal voto presidenziale i media americani guardano ai due candidati, Donald Trump in campo repubblicano, e Hillary Clinton in quello democratico, per capire quale siano le loro posizioni su una questione tanto delicata, che divide il Paese. Donald Trump ha invocato leggi più severe e maggiore protezione per la polizia. “Dobbiamo tornare ad avere leggi e ordine”, ha scritto in un messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook. “Dobbiamo infondere nuova fiducia nei nostri cittadini che non sono più tranquilli né a casa loro né in strada”. Hillary Clinton, invece, oltre a tessere elogi per il ruolo fondamentale che svolgono le forze dell’ordine, ha però sottolineato in modo insolitamente netto che “c’è un solco sempre più ampio tra la polizia e le persone che si impegnano a proteggere ogni giorno”. “Troppi afroamericani”, ha continuato l’ex segretario di Stato Usa, “sono stati uccisi in circostanze che non necessitavano quel tipo di risposta”.
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