Emergenza migranti, le voci che alzano allarmi
Da più parti si stanno levando appelli per un intervento deciso dell'Ue. La situazione, dopo quanto accaduto nelle scorse ore, è al collasso. E con la bella stagione, si rischia di superare ogni possibilità di un aiuto. L'Italia è veramente la porta dell'Europa, e risente più di tutti dell'emergenza.
“Le migliaia di persone che sono sbarcate in questi giorni e che si sono aggiunte ai 170mila dello scorso anno, vedono esattamente, anzitutto, l’Italia, come Paese d’arrivo". Nelle parola di monsignor Giancarlo Perego alla Radio Vaticana, riprese dal Sir, una prima fotografia della grave emergenza migranti che riguarda il nostro Paese. L'Italia è veramente la porta dell'Europa, da questo punto di vista. La prima destinataria della speranza di tanti che, su precari barconi, senza sapere se arriveranno o meno, s'imbarcano dalle coste africane.
Era così anche lo scorso anno, ma dodici mesi fa, rispetto ad ora, non c'era il fattore terrorismo. Non erano così forti i venti di odio religioso a cui stiamo assistendo. Senza voler anticipare le conclusioni della magistratura e degli organi competenti, quanto accaduto nelle scorse ore in mare ha del paradossale: pare che 12 migranti di fede cristiana siano stati gettati in mare da migranti di fede musulmana. Uccisi solo perché cristiani. E' l'espressione, forse, della "guerra mondiale combattuta a pezzi" di cui parla tanto il Papa. “Sarebbe necessario che tutti i Paesi europei affrontassero questa emergenza e questa situazione di arrivo di persone che, come sappiamo, fuggono da situazione gravi di guerra e di persecuzioni - sostiene monsignor Perego -. È quindi necessario che l’Europa riorganizzi, effettivamente, il trattato di Dublino cercando di fare in modo che maggiormente diventi una casa in grado di tutelare il diritto di asilo”.
Il rammarico e la preoccupazione di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, è affidata ancora alla Radio Vaticana (intervento ancora ripreso dal Sir). "La contrapposizione purtroppo basata sulla religione ma che con la religione non ha niente a che fare, viene speso a livelli spiccioli e di contrasti individuali" - ha detto mons. Galantino. "Ecco questo, secondo me, rappresenta un passo avanti nell’imbarbarimento, nella strumentalizzazione della religione”.“È chiaro che non si può affrontare questo problema, questo dramma, con gli strumenti di sempre - evidenzia il segretario generale della Cei -. Bisogna evidentemente mettere in campo altri modi di pensare, altri modi di agire, altri modi di intendersi. Qui l’alternativa è o allargare le braccia o andare a far guerra: ma possibile che non esista la possibilità per tanti Stati, per tante nazioni che hanno al loro interno energie anche intellettive e organizzative straordinarie, possibile che non siano in grado di pensare interventi che non siano quelli dell’intervento armato oppure delle braccia allargate? Io ho l’impressione veramente che si tratta soltanto di una sorta di modo elegante per lavarsi le mani di fronte a un dramma che diventerà sempre più insopportabile dall’Italia”. Mons. Galantino conclude auspicando che “gli Stati Uniti, l’Europa ed altri dicano almeno una parola, almeno una, di autocritica su quello che hanno fatto negli anni passati. Se siamo seri dobbiamo dire anche che gran parte di queste situazioni sono state favorite, se non proprio create da tipi di interventi incauti, da interventi dietro i quali stiamo scoprendo un poco alla volta che c’erano soltanto interessi: altro che voglia di esportare valori, altro che voglia di esportare democrazia!”.
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