Fase 2 e solidarietà alimentare
I buoni spesa, frutto delle decisioni del governo, hanno coinvolto i territori.
I buoni spesa sono stati introdotti per i meno abbienti, secondo criteri di fabbisogno alimentare
Da Marzo sono entrati nelle tesoreria dei comuni 400 milioni di euro nell’ambito del programma "Solidarietà alimentare". Sostenere la spesa di alimenti a favore delle famiglie nel 2020 rientra tra gli obiettivi dello stato in questo periodo emergenziale, data la pericolosità del Coronavirus. I comuni sono liberi di erogare le somme dovute ai cittadini attraverso varie modalità: ticket cartacei, card ricaricabili, pin, ma il buono si può anche scaricare via mail.
A chi sono destinati i bonus spesa? Spettano a chi si ritrova in stato di disagio economico e sociale per effetto della pandemia. Uno dei rischi maggiori è che vengano trattate in modo diverso situazioni uguali e che, in assenza di criteri di precedenza, possano essere adottati comportamenti non "burocraticamente" corretti. Come avviene la ricerca dei beneficiari e come si fissa l'ammontare degli aiuti ai nuclei familiari. Per la ripartizione del fondo si è fatto riferimento alla dimensione del comune e alla ricchezza relativa, attenendosi all'ordinanza della Protezione Civile. Soddisfare i fabbisogni alimentari dei meno abbienti è una delle attività più importanti, decisiva per l'implementazione dei provvedimenti, tuttavia anche le associazioni di volontariato e no profit subentrano nell'assegnazione dei bonus (garanti dello stato di bisogno effettivo dei cittadini). L’unico criterio è che i beneficiari devono essere individuati “tra i nuclei familiari che si trovano in uno stato di disagio e di bisogno”su cui si fissano le linee guida dei relativi contribuiti da destinare al sostegno pubblico. Non rimane che augurarsi che anche nella seconda fase possa continuare una giusta assegnazione, in sintonia con i requisiti e senza differenza di trattamento.
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