Isis e giovani: non tutti partono
Riflessi dell'Isis sulla fede dei giovani musulmani europei?
"Penso che ci sia una vera e propria crisi di fede per i giovani musulmani. E credo che la nuova generazione in Francia e nel Regno Unito abbia con la fede lo stesso problema dei giovani cristiani".
A sostenere questa interpretazione, che lambisce la striscia del terrorismo Isis, non è un ingenuo, è un intellettuale che ha sempre guardato la storia e la cronaca cercandovi tracce di quella speranza che "non sia un allegro fischiettare al buio".
È Timothy Radcliffe, settant'anni, già maestro generale dell'Ordine domenicano e da poco consulente del Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace.
In un'intervista apparsa in questi giorni su un quotidiano nazionale italiano l'osservazione di Radcliffe sulla crisi di fede dei giovani musulmani europei sembra andare in rotta di collisione con le notizie che riferiscono di non pochi loro coetanei partiti per combattere a fianco dei miliziani del Califfato.
Non è da escludere che la crisi di fede dei giovani musulmani europei risenta anche della ferocia di chi in nome di una "propria" interpretazione dell'Islam uccide e distrugge.
Il domenicano va oltre, indica una pista di riflessione e invita a percorrerla guardando negli occhi i giovani dell'Islam che nell'incrociare la cultura occidentale hanno trovato e trovano motivi diversi se non contrari a quelli dei coetanei che partono per raggiungere l'Isis.
Certamente questi segnali non bastano per dire che la cronaca e la storia stanno cambiando direzione.
Non è ancora giunto il momento come non è giunto il momento per vedere una folla di giovani musulmani europei in piazza per ribadire la loro distanza dal terrorismo. È però molto importante seguire il processo che sta avvenendo nelle loro coscienze.
Bisogna attendere una maturazione resa lenta e complessa dalle insidie e dalle minacce di un integralismo a fortissima intensità vendicativa.
Non bisogna nel frattempo dimenticare che i giovani musulmani italiani erano a L'Aquila durante il terremoto e in altri interventi di soccorso. Erano in questi giorni negli oratori estivi, nelle associazioni, nelle comunità. E sono sempre più numerosi nella scuola.
Ai bordi della cronaca si avverte il loro muoversi sulle strade dell'Occidente alla ricerca di un luogo e di un tempo in cui l'accoglienza non sia ridotta a tolleranza e l'integrazione non sia la cancellazione della diversità.
I giovani cristiani ci saranno a questi incroci? E con quale testimonianza di vita e di fede?
Non c'è una risposta precisa ma qualcosa di non visibile sta avvenendo.
"Penso che molti giovani siano alla ricerca di una visione dell'umanità che conservi il senso della nostra bellezza e della nostra dignità", dice Timothy Radcliffe soffermandosi sull'Università di Oxford dove insegna.
Ed essere giovani significa amare la ricerca, dare significato alla vita, sognare un mondo di diversità comunicanti, cercare la bellezza.
Forse questo domenicano dai capelli bianchi e da un volto sorridente è solo un inguaribile malato di utopia e di sogni. Forse, invece, indica un sentiero lungo il quale lo sguardo può spingersi oltre la logica del muro conto muro che non aiuta a risolvere alcun problema.
Uno sguardo che arriva fino ai giovani musulmani europei e ai giovani cristiani europei per accompagnarli e sostenerli insieme nel vivere il tempo della crisi di fede non come il tempo della resa ma come il tempo della ricostruzione della speranza. Il tempo dell'incontro con la bellezza.
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