Per tanti adolescenti su Nave Italia un calcio al disagio
L'idea di fondo: utilizzare la vela e la permanenza a bordo come strumento di sviluppo dell'autonomia nelle persone più fragili. Sono oltre 3.500 i giovani con disabilità che, attraverso quasi 180 progetti, sono stati ospitati a bordo, insieme agli educatori. Il ruolo della fondazione Tender to Nave Italia. Fondamentale il sostegno della Marina Militare.
“Gaetano, 13 anni, è stato il più veloce e meno timoroso di tutti i suoi compagni ad arrampicarsi lungo i 45 metri dell’albero maestro di Nave Italia, il brigantino più grande del mondo che dal 2007 ospita gruppi di adolescenti, con disagi psichici o fisici, per aiutarli a sviluppare capacità di aggregazione e autonomia personale. Una settimana di permanenza a bordo gli ha permesso di tirar fuori qualità e abilità sconosciute anche a lui. Come Gaetano sono oltre 3.500 i giovani con disabilità che, attraverso quasi 180 progetti, sono stati ospitati, insieme agli educatori, a bordo di Nave Italia”. A parlare è Paolo Cornaglia Ferraris, direttore del Comitato scientifico di Tender to Nave Italia onlus, fondazione nata dal sogno apparentemente irrealizzabile di Carlo Croce, presidente dello Yachting Club italiano e olimpionico di vela negli anni ‘60. L’idea di utilizzare la vela e la permanenza a bordo come strumento di sviluppo dell’autonomia nelle persone più fragili venne sposata dal capo di stato maggiore, ammiraglio Sergio Biraghi: Yci e Marina Militare italiana insieme diedero vita alla Fondazione.
Un equipaggio speciale. Nave Italia è lunga 61 metri ed è iscritta nel registro del naviglio militare: l’equipaggio è formato da un comandante e da una ventina di marinai della Marina militare. Quest’ultima fornisce anche il ricovero invernale nel porto di La Spezia. “Benvenuti ragazzi: da questo momento fate parte dell’equipaggio”: così il comandante accoglie a bordo i ragazzi che da quel momento e per una settimana condividono la vita e le regole in un percorso di autonomia. I marinai esprimono una enorme umanità lavorando insieme agli educatori per 120 giorni all’anno, progetto dopo progetto. Gestione e cura degli spazi comuni, custodia delle proprie cose, condivisione di regole dal semplice rifarsi il letto alla pulizia degli spazi comuni e del ponte, fare i turni come lavapiatti, lucidare gli ottoni, imparare le basi della marineria e l’arte di fare i nodi: tutto contribuisce allo sviluppo di autonomia e fiducia in se stessi.
Rendere concreti i sogni. A Paolo Cornaglia Ferraris spetta anche il difficile compito di selezionare i progetti o come preferisce dire “rendere concreti i sogni”. “Ogni anno - spiega - lanciamo un bando (quello per il 2016 è ora nel sito www.naveitalia.org) a cui prima fase prevede l’invio di una sintesi di progetto: l‘importante è che sia una proposta forte, chiara e motivata. I più attinenti a queste semplici ma rigorose linee guida vengono selezionati per la progettazione concreta. I più idonei giungeranno a realizzazione”. La Fondazione contribuisce al 50% delle spese mentre la rimanente parte deve essere raccolta dall’associazione proponente. Il coinvolgimento economico del territorio e della comunità locale rende più forte e valoriale il progetto. Molti di essi sono sostenuti dalle Fondazioni di origine bancaria associate ad Acri.
Diventare autonomi. Verena Balbo è psicologa volontaria presso l’Azienda ospedaliera Mayer di Firenze e poche settimane fa ha accompagnato a bordo un gruppo di adolescenti con diabete di tipo 1. “Condividere spazi, vita, timori e malattia, facendola diventare parte integrante della vita di tutti i giorni, aumenta la consapevolezza - chiarisce -. Alcuni ragazzi non l’avevano mai confessata neppure ai parenti: noi operatori abbiamo scoperto quanto i ragazzi riescano ad aiutarsi tra loro senza il supporto degli adulti. Al rientro in porto anche i genitori hanno scoperto che i loro figli potevano davvero farcela da soli”. Il prossimo imbarco sarà impegnativo perché per la prima volta saranno solamente ragazze, i cui dolorosi passati richiedono la riscoperta delle relazioni sociali, dell’accoglienza e dell’inclusione. L’11 luglio a Civitavecchia sbarcherà un gruppo di giovani con epilessia seguiti dall’Ospedale Bambino Gesù: ideatore del progetto è il direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Federico Vigevano. A questi giovani il capo di stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Giuseppe de Giorgi consegnerà il diploma di marinai alla presenza della presidente dell’Ospedale Bambino Gesù, Mariella Enoc.
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