Se le machine fanno tutto...
La tecnologia ci spinge verso il mondo del lavoro senza lavoratori.
Il trattore che si guida da solo. Lo ha presentato Cnh Industrial, sarà il futuro prossimo di un’agricoltura che già oggi utilizza droni, dialoga con la biogenetica, coltiva senza la terra, si affida ai computer per l’irrigazione o la mungitura. Il mondo sta cambiando velocemente, l’economia con esso. Nuove applicazioni consentiranno di fare a meno del guidatore nelle auto, nei camion, nei mezzi di trasporto pubblici; la Siemens ha presentato la sua nuova e modernissima fabbrica che realizza macchinari che producono… se stessi, e qualunque altra cosa, controllando che la fattura sia perfetta: il margine di errore è tre volte inferiore alla migliore fabbrica con manodopera umana. Gli ordini fioccano da ogni dove, a noi uomini non rimane che aprire e chiudere la porta. E spegnere la luce: ah no, esistono da tempo dispositivi che si accendono e spengono da soli, rilevando la presenza o meno di qualcuno in un edificio…
È il progresso, bellezza. La scienza negli ultimi due decenni ha fatto passi da gigante verso un mondo che era quello immaginato dai romanzi e film del Novecento, laddove si pensava ad una società sempre più libera dalla fatica (laboro: soffro, dicevano i latini che si affrancavano dalla fatica utilizzando quelle macchine antiche chiamate schiavi). Ricordate Charlie Chaplin stritolato dagli ingranaggi della catena di montaggio in “Tempi moderni”? Oggi nemmeno entrerebbe, in quella fabbrica. Non vestito così; comunque, al massimo farebbe il controllore degli ingranaggi.
Lettori ottici individuano i prodotti difettati e li scartano, l’acqua minerale di maggior successo non è quella più buona e pura, di alta montagna; ma quella confezionata in stabilimenti che imbottigliano automaticamente milioni di pezzi al giorno, posizionati vicino a snodi autostradali o ferroviari che possano portarla nei centri logistici di smistamento a costi competitivi. Il digitale ha mandato in pensione i rullini fotografici e i metodi di sviluppo; gli smartphone hanno messo poi nell’angolo le macchine digitali, ma anche gli impianti stereo che a loro volta avevano mandato in soffitta i giradischi…
Insomma, si cambia alla velocità della luce, in qualche laboratorio americano, giapponese, tedesco o israeliano si stanno testando materiali nuovi, software sempre più intelligenti, procedure più automatizzate. Ma cosa volete che siano queste quisquilie, quando la scienza medica sta affrontando la genetica per portare il corpo umano alla soglia dei 120 anni di vita e alla scomparsa di molte malattie oggi mortali o debilitanti?
L’umanità sta cambiando alla velocità della luce, anche perché la novità uscita dalla California arriva nel Vietnam o in Sudafrica nel giro di pochi mesi. Viene in mente quell’articolo scritto qualche settimana fa da un giornalista siciliano, che raccontava l’epopea dei costruttori di some per muli, le più usate “macchine” da lavoro nelle campagne siciliane fino all’arrivo dell’Apecar. Poi, in due anni, fu la rivoluzione: Apecar ovunque, i muli rimasero in stalla, i sellai finirono tutti a Torino, alle porte dello stabilimento Fiat. Ora l’Apecar si guiderà da sola.
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