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Un contagiato: mi è crollato il mondo addosso

La storia di Romeo Trevisan, una delle prime persone ad aver contratto il Covid-19 in Italia: "Ho iniziato ad avvertire un forte cerchio alla testa, male alle gambe e sintomi influenzali molto pronunciati. Mi sono recato in pronto soccorso dove mi hanno fatto il tampone...".

Un contagiato: mi è crollato il mondo addosso

“Quando l’ho saputo mi è crollato il mondo addosso”. A dirlo al Sir è Romeo Trevisan, una delle prime persone ad aver contratto il Coronavirus Covid-19 in Italia, raggiunto telefonicamente dopo la guarigione e il ritorno a casa. Romeo è un sessantatreenne pensionato di Vo’ Euganeo, molto amico di Adriano Trevisan (primo deceduto in Italia per Covid-19).

“Pochi giorni prima che mi venisse diagnosticato il contagio – racconta – avevamo giocato a carte assieme. Una volta tornato a casa, domenica 23 febbraio, ho iniziato ad avvertire un forte cerchio alla testa, male alle gambe e sintomi influenzali molto pronunciati. Mi sono recato in pronto soccorso dove mi hanno fatto il tampone, ma sono stato rimandato a casa perché in ospedale non c’era posto. Il giorno dopo, però, sono stato richiamato d’urgenza per il ricoverò in quanto il tampone risultava positivo al virus e lì mi è davvero crollato il mondo addosso”.

Trevisan poi racconta la degenza e il corso dell’infezione data dal Coronavirus: “Avevo la febbre alta, prendevo dosi di cortisone molto alte che mi hanno ‘sballato’ la glicemia, che ora sembra tornata nella norma”. “Non ho mai fumato e ho sempre condotto una vita che definirei sana, ma la paura che la situazione si aggravasse più di quanto già era mi ha accompagnato sempre. A tutto questo si aggiungeva anche il terrore di aver trasmesso il Coronavirus a mia moglie, ai miei figli e ai miei nipoti, fortunatamente loro sono risultati negativi, e il dolore di aver perso un amico come Adriano Trevisan”.

Ora Romeo sta bene ed è a casa. Ripensa ai giorni appena trascorsi come “una prova massacrante”, superata grazie alla “determinazione e alla fede, che lo ha accompagnato sempre”.

“È stata una prova molto dura – conclude -, come lo è per tutti gli operatori sanitari che in questi giorni stanno combattendo quella che è una vera e propria guerra. A loro va il mio pensiero. Io sono la prova che si può guarire e si può uscire da questa emergenza. Questo è possibile, però, solo se tutti insieme ci impegniamo per dare il nostro contributo, da chi è chiamato a stare a casa a chi è chiamato a fronteggiare l’emergenza sotto il profilo professionale”.

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