Viaggio nel Museo del Bardo
Assaltato dai terroristi Is, è famoso per i suoi mosaici romano-cartaginesi.
“Giorno verrà che Ilio sacra perisca, e Priamo, e la gente di Priamo buona-lancia: ma non tanto del dolore io ne avrò per i Teucri, non per la stessa Ecuba, non per il sire Priamo, e non per i fratelli, che molti e gagliardi cadranno nella polvere per mano dei nemici, quanto per te, che qualche Acheo dal chitone di bronzo trascinerà via piangente, libero giorno togliendoti”, queste le tristi parole pronunciate dall’eroe troiano Ettore alla sua amata Andromaca. E furono le stesse parole che secoli dopo Scipione Emiliano declamò mentre in lacrime guardava Cartagine distrutta e bruciata dalle fiamme. I romani non cancellarono completamente il mondo dei cartaginesi e la città di Annibale divenne capitale dell’Africa preconsolare; con il successivo avvento del cristianesimo la Tunisia svolse un ruolo importante per la spiritualità occidentale. Arrivarono poi i mussulmani della dinastia Ommayade che fecero dell’Ifriqiya un centro nevralgico del Mediterraneo.
Civiltà dopo civiltà, storie di uomini, di popoli, di culture e di religioni hanno attraversato la terra tunisina, vicende e memorie che probabilmente il tempo e gli eventi avrebbero lasciato ingiallire come ricordi lontani di una Era passata se, sul finire del XIX secolo, non fosse stato creato il museo Alaoui (così chiamato in onore del sovrano Ali Muddat ibn Al-Husain), oggi conosciuto come Museo Nazionale del Bardo. Tristemente salito alla ribalta delle cronache per l’assalto terroristico dei miliziani dell’Isis che è costato la vita a quattro turisti italiani.
Il Bardo è il più importante museo archeologico del Maghreb ed il più ricco del mondo per la sua raccolta di mosaici di epoca romano-cartaginese che vanno dal II al VI secolo; una collezione ricchissima distribuita in 34 sale a cui si aggiungono le raffinate testimonianze di oggetti lavorati del periodo islamico. I meravigliosi pavimenti mosaicati del Bardo con la loro fitta trama di tessere colorate mostrano il mondo antico della Grecia classica, con i suoi miti ed i suoi eroi, ma raccontano anche la vita della gens romana nelle loro ville. Una stupenda decorazione musiva del III secolo mostra un sofferente Ulisse legato all’albero maestro della sua nave mentre ascolta il lamento suadente delle sirene, esseri amorfi dal volto umano e con le ali e le zampe di arcigni rapaci. Nella stanza detta di Teseo la narrazione diventa illusione ottica e lo sguardo si perde nel dedalo di linee geometriche del labirinto di Minosse, dove si sta svolgendo la lotta con il Minotauro.
Pezzo pregiato è la famosa “Proprietà del signore Giulio” del V secolo che mostra quella che doveva essere la vita quotidiana dell’Africa: al centro della composizione la villa fortificata, con le caratteristiche torri angolari ed un elegante vestibolo colonnato, tutt’intorno vari personaggi intenti nelle varie attività stagionali, mentre il dominus si appresta alla caccia. Altrettanto significativi i mosaici del periodo cristiano dove si registra anche una mutazione dello stile: dall’arte illusiva e descrittiva del mondo ellenistico-romano si passa alle rappresentazioni compendiarie e stilizzate del mondo bizantino. Defunti in preghiera, epitaffi, piante ed animali sono il vocabolario simbolico dell’arte paleocristiana, e così la rappresentazione semplificata di un pesce che si attorciglia attorno ad un’ancora (V sec.) è densa di rimandi spirituali. Non meno importanti sono le testimonianze del mondo arabo (XI-XVI sec.). Una sontuosa collezione di arti applicate è lo specchio delle tecniche di lavorazione del vetro e del metallo e dimostra le interazioni che avvenivano tra Italia, Tunisia e Marocco; mentre nelle raffinate ceramiche decorate da inscrizioni sacre è possibile ammirare come il virtuosismo grafico sia al servizio della parola sacra.
Al lamento di Ettore per la libertà perduta ed al pianto di Scipione per la fine di una civiltà, ha risposto la saggezza di alcuni uomini conservando e preservando il proprio passato, per vincere il tempo e le barbarie di altri uomini che oggi come allora vogliono ancora cancellare quei valori.
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