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La serie tv statunitense ripercorre la vita di Gesù dal punto di vista dei discepoli che l’hanno conosciuto

Autenticità e realtà nella serie The Chosen

Andati in onda al cinema i primi due episodi della quarta stagione che parla delle persecuzioni contro Cristo

Autenticità e realtà nella serie The Chosen

La serie televisiva statunitense “The Chosen”, nata nel 2017 da un’idea del regista americano Dallas Jenkins, è diventata in poco tempo un fenomeno di costume. Il suo successo è da ricercare – secondo il suo creatore - nel bisogno di trascendenza dell’uomo moderno, che vuole sentir parlare di Dio, dei miracoli e della resurrezione in modo interessante, nuovo e accattivante. È stata realizzata grazie alle libere donazioni delle persone (crowdfunding) che hanno devoluto il loro denaro alla fondazione “Come and See”, con l’obiettivo di portare sullo schermo, in maniera seriale, la storia di un Gesù vero uomo e vero profeta, che sta vicino alla gente. Sorto in ambito evangelico e contraddistinto da un approccio ecumenico ed interreligioso, lo sceneggiato approfondisce la vita e le opere di Gesù di Nazareth nella Giudea e nella Galilea del I secolo, a partire dal punto di vista delle persone che l’hanno incontrato, l’hanno seguito e hanno interagito con lui. Quello che colpisce è l’umanità e l’autenticità dei personaggi, che sono individui come noi, provano sentimenti, dolori, gioie e delusioni, sono esseri che hanno un cuore e una mente e che affrontano le caducità dei loro tempi. Essendo una serie programmata per una durata di sette stagioni, The Chosen consente agli spettatori di entrare nel vivo della storia, di appassionarsi ai personaggi e di affezionarsi alle vicende, grazie anche all’uso di un linguaggio moderno tinto di umorismo. Le prime tre stagioni, andate in onda su Tv2000 e sulla piattaforma Netflix, si concentrano su diversi eventi che segnano la vita del Messia, dalla chiamata dei discepoli ai i miracoli, dalla diffusione della parola divina in tutta la Palestina al discorso della montagna. Dal 14 al 18 giugno sono stati proiettati da Uci Cinemas, in esclusiva, i primi due episodi dell’attesissima quarta stagione, che si preannuncia molto più drammatica delle prime tre, con particolare riferimento alle opposizioni delle forze politiche a Cristo, all’ora della Passione, alle dimostrazioni di vicinanza dei discepoli verso il loro maestro e al loro smarrimento. La serie è ben scritta, ben recitata e ben fatta, inchioda allo schermo, sviluppando creativamente e coerentemente i testi evangelici, trasmette i contenuti senza falsi moralismi, e tiene alta la tensione emotiva. Il regista, che è cresciuto amando Gesù, ha cercato di narrare la vicenda storica per quella che è stata, provando a non inventare nulla e rispettando la cultura del popolo ebraico che ha accolto per primo l’evangelizzazione di Gesù. È stato assistito nella direzione del film da un teologo protestante, da un prete cattolico e da un rabbino, che gli hanno offerto punti di vista diverse sulle Scritture, facendogli riscoprire la bellezza del confronto interreligioso, fondato sul medesimo amore per Dio. Questo spiega il perché di attori provenienti da background religiosi diversi, come l’attore che interpreta Gesù, Jonathan Roumie, battezzato secondo il rito greco-ortodosso ma convertito al cattolicesimo. La quinta stagione si concentrerà sulla Settimana Santa, la sesta sulla crocifissione, mentre la settima e ultima sulla Resurrezione e su ciò che accade dopo.

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