Il paradosso della Resurrezione per guardare alla luce
Il messaggio dell'Arcivescovo Giovanni pubblicato oggi su Parola di Vita
Augurare buona Pasqua appartiene alle buone maniere della nostra tradizione culturale; l’espressione ormai consolidata e cristallizzata, mostra già il superamento del saluto che la tradizione orientale mette sulle labbra dei suoi fedeli per il giorno di Pasqua: “Cristo è risorto! È veramente risorto!” Sempre di più il dato della fede legato alla Pasqua va a finire sullo sfondo di quanto viviamo; eppure la Pasqua è il centro della nostra fede e non solo della Liturgia, visto che la Veglia Pasquale è chiamata la “madre di tutte le veglie”. E non solo perché ci rivela un avvenimento che riguarda Gesù di Nazareth “uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio… ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere” (cfr Atti 2, 22-24) ma perché quell’avvenimento pone una cesura radicale e definitiva al nostro modo di vivere la storia. La resurrezione si pone infatti come “paradosso” che permette ai cristiani di tenere sempre viva la speranza di fronte alle fatiche della vita, di fronte alla sofferenza e al dolore, di fronte alle ingiustizie e ai soprusi, arrivando ad affermare che anche di fronte alla morte c’è un “oltre” verso cui possiamo guardare. E questo sguardo oltre l’orizzonte dei nostri pensieri, delle nostre tradizioni, dei nostri modi di fare non ci trasforma in irenici e trasognati fatalisti ma in credenti che lottano per superare lo scandalo del dolore, della sofferenza, della sopraffazione, della mancata accoglienza dell’altro. Augurare Buona Pasqua significa allora invitarci gli uni gli altri a fidarci della parola del Vangelo, a metterci in marcia per essere testimoni credibili di una parola che ha la pretesa di dire che “i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo.” (Mt 11, 5) Abbiamo bisogno di sperimentare, in ogni momento della nostra esistenza, l’essenza della Pasqua, del “passaggio” dalle tenebre alla luce: quando capita questo non solo sperimentiamo la luce, ma diventiamo a nostra volta luce per gli altri. Il grande cantautore Simone Cristicchi descrive questa esperienza in una sua bellissima canzone, “Dalle tenebre alla luce” di cui vi lascio qualche verso e che vi invito comunque ad ascoltare.
“Se il buio è solo allontanarsi dalla luce/ nel mare del silenzio sento la tua voce/se tutto si trasforma e nulla muore/dal seme che marcisce nasce il nuovo fiore
E ho imparato a riconoscerti ovunque/senza riuscire ad afferrarti mai/ ma ho capito che non c’è distanza né separazione/ho imparato a vivere nel mondo/senza per questo appartenergli mai”
Cristo è Risorto! Sì è veramente risorto! Santa Pasqua!
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento