Amoris Laetitia è un messaggio di fede nell'amore
Il commento del direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro
“Un messaggio di fede in un tempo nel quale il «mettersi in gioco» nella vita familiare è diventato qualcosa di complesso”. È il senso dell’esortazione apostolica postsinodale “Amoris Laetitia” ad avviso del gesuita Antonio Spadaro, che nell’editoriale del numero in uscita de “La Civiltà Cattolica”, da lui diretto, analizza “struttura e significato” dell’“ampio e ricco” documento di papa Francesco. “L’antropologia a cui la Chiesa ha tradizionalmente fatto riferimento e il linguaggio con la quale l’ha espressa – ricorda Spadaro – restano un riferimento solido, frutto di saggezza ed esperienza secolare. Tuttavia sembra che l’uomo a cui la Chiesa si rivolge oggi non riesca più a comprenderli come una volta, o non li consideri comunque sufficienti, o non ne avverta la potenza di laetitia”. Da qui, per “porsi in maniera corretta, cioè evangelica, davanti a queste sfide”, il Papa ha fatto scaturire il “processo sinodale”, nel quale “ha chiesto ai Padri sinodali di essere franchi nel parlare e umili nell’ascoltare, sapendo che a guidare la discussione di tutti è il bene della Chiesa, delle famiglie e, in definitiva, la suprema lex, cioè la salus animarum”. E questo, rimarca il gesuita, “senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del sacramento del matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita”.
“L’esortazione apostolica ‘Amoris Laetitia’ intende ribadire con forza non l’‘ideale’ della famiglia, ma la sua realtà ricca e complessa. Vi è, nelle sue pagine, uno sguardo aperto, profondamente positivo, che si nutre non di astrazioni o di proiezioni ideali, ma di un’attenzione pastorale alla realtà”. Spadaro parla di un documento con “una struttura architettonica poliedrica”, che è “sull’amore nella famiglia” e non “sulla dottrina del matrimonio e della famiglia”. Parola chiave dell’esortazione, rileva padre Spadaro, è “discernimento”, “e il discernimento fa riferimento diretto alla coscienza e alla storicità”. “Papa Francesco – ricorda – ripete più volte che un pericolo da evitare, e nel quale in realtà si cade di frequente, è quello di essere astratti, teorici, idealisti”. Circa le situazioni cosiddette “irregolari”, segnala padre Spadaro, “l’esortazione riprende dal documento sinodale la strada del discernimento dei singoli casi senza porre limiti all’integrazione, come appariva in passato”. “La conclusione – analizza – è che il Pontefice, ascoltando i Padri sinodali, prende consapevolezza che non si può parlare più di una categoria astratta di persone e rinchiudere la prassi dell’integrazione dentro una regola del tutto generale e valida in ogni caso”. Non si tratta, osserva, di “etica della situazione” o di “individualismo etico”, bensì “il riferimento è ‘alle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa’”. Così, “le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi, ‘nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave’”.
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