Arborelius: la mia nomina un premio alla periferica Chiesa svedese
Nato in Svizzera da genitori svedesi, cresciuto a Lund, convertito a 20 anni, una laurea in lingue moderne, Arborelius è entrato nell'ordine Carmelitano, studiando poi teologia e filosofia a Bruges e Roma. Giovanni Paolo II lo aveva nominato vescovo nel 1998. Tutti gli riconoscono umiltà e generosità. Grande impegno ecumenico. Volto di una Chiesa in crescita in una realtà fortemente secolarizzata. La recente visita del Papa ha lasciato il segno.
“Tutti coloro che hanno incontrato il vescovo Anders possono testimoniare la stessa cosa: la sua estrema mitezza e la spiritualità semplice ma profonda che da lui irradia. È raro che una parola superflua esca dalla bocca di Anders Arborelius. Qualche tempo fa ho avuto il grande piacere di essere suo ospite a Götgatan. È stato molto generoso e umile, più interessato ad ascoltare che a parlare di se stesso”. Questa la descrizione che lo scrittore John Sjögren traccia sul quotidiano “Svenska Dagblad” di Anders Arborelius, che, per volontà di Papa Francesco, sarà creato cardinale nel concistoro del 28 giugno prossimo. Nato nel 1949 in Svizzera, Anders Arborelius è cresciuto a Lund, in Svezia. È passato alla Chiesa cattolica nel 1969. È entrato nella comunità dei Carmelitani scalzi nel 1977 e, dopo oltre vent’anni di vita monastica, nel 1998 Giovanni Paolo II lo ha voluto vescovo di Stoccolma. Ha una laurea in lingue moderne (inglese, spagnolo e tedesco) conseguita a Lund e ha studiato teologia e filosofia a Bruges e a Roma. Il suo motto episcopale è “In Laudem Gloriae”, a lode della sua gloria perché “tutto ciò che sono e sarò è espressione della gloria del Dio trino”, scrive sul sito della diocesi di Stoccolma. “Nel nostro tempo, spesso ci si dimentica che il nostro primo dovere, e il nostro privilegio, è quello di onorare e glorificare Dio” e così diventare “più grandi, più liberi, più felici. Aiutare le persone a scoprire questo è uno dei miei più grandi desideri”.
Eccellenza, come sta?
Bene! sono un po’ sconvolto da tutte queste cose. Ma ho ricevuto tanto sostegno, tante preghiere. Qui i cattolici sono veramente felici che il Santo Padre abbia pensato a loro e alla nostra piccola e umile Chiesa.
Davvero non sapeva di questa nomina prima di domenica?
No. È sorprendente che per essere vescovo c’è un dialogo, ma per il cardinalato no. È stata una sorpresa. Domenica un sacerdote ha trovato la notizia su internet e mi ha mostrato anche il video di quando il Papa ha pronunciato il mio nome e la nomina.All’inizio non ci credevo, ma quando ho capito che era la verità sono stato colpito e ho sentito la mia incapacità e la mia piccolezza davanti a un compito così grande, ma allo stesso tempo gratitudine perché il Papa ha voluto rinforzare la nostra Chiesa locale, così come quella del Mali e del Laos. Il Santo Padre ha una preferenza per la periferia anche nella Chiesa.
Come cambierà il suo modo di essere vescovo?
Non so esattamente. La vita qui in Svezia sarà la stessa, il lavoro rimane. Forse riceveremo più attenzione dall’opinione pubblica perché c’è un cardinale. Naturalmente ci saranno più viaggi a Roma ma ancora non so quanto mi coinvolgeranno.
I cardinali di Papa Francesco raccontano una Chiesa particolare. La sua è una comunità piccola ma multiculturale: che segno è per la Chiesa universale?
La Svezia è il Paese più secolarizzato in Europa ma allo stesso tempo è un Paese in cui la Chiesa cresce grazie all’immigrazione e anche alle conversioni. È possibile essere Chiesa in una situazione minoritaria e proclamare il vangelo e aiutare i fedeli a crescere nella santità anche in un ambiente come il nostro dove però c’è molta apertura e interesse per la vita spirituale. Quindi forse possiamo essere un segno di speranza per le altre Chiese che vedono crescere attorno a loro la secolarizzazione.
Questo è anche un riconoscimento ecumenico…
Penso che il Papa venendo qui l’anno scorso abbia potuto vedere che c’è armonia tra le Chiese cristiane e anche con le altre religioni. Per esempio nel Consiglio ecumenico noi abbiamo Chiese di tutte le tradizioni: dai pentecostali più pronunciati alla vecchia Chiesa assira e insieme cerchiamo di lavorare e vivere insieme.Naturalmente ci sono tante differenze, ma abbiamo trovato un cammino per procedere insieme su tante cose.
Lei, eminenza, nella sua storia ha anche una conversione: da che cosa è nata?
Sono stato battezzato e cresciuto nella Chiesa luterana, ma non sono mai stato molto attivo. Fin da bimbo ho avuto tanti contatti con la Chiesa cattolica e ne sentivo l’attrazione in tutti i sensi, per cui il passaggio non è stato così radicale.
I luterani sono contenti della sua nomina?
Ho ricevuto tanti messaggi di congratulazione dall’arcivescovo e dai vescovi e dai pastori di varie Chiese. Tutti lo vedono come un onore per la Svezia: gli svedesi sono un po’ nazionalisti e quando qualcuno riceve una cosa bella tutti si sentono onorati.Tra l’altro l’arcivescovo Antje Jakelen delle Chiesa luterana ed io abbiamo in programma un viaggio a Roma il 14 giugno per portare al Papa un’icona di san Francesco come ringraziamento della sua visita a Lund.
Lei è anche il primo cardinale di tutti i Paesi nordici…
È vero! Mai nella storia, nemmeno nel Medioevo, queste nazioni hanno avuto un cardinale. È importante che l’Europa del nord, che è poco conosciuta nel mondo cattolico, adesso abbia una particolare presenza nella Chiesa universale.
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