Carità del Papa. Mons. Galantino: "scoprirci poveri per aver bisogno dell'essenziale"
“Da ricco che era...”: l'eloquente espressione di Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi ci parla ancora di un "segreto" nel cuore della vita cristiana, e lo fa con l'energia della prima ora: è Cristo che “si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi”. In questo radicale cambio di prospettiva c'è in gioco il destino stesso del credente davanti al mondo. Aderire a ciò che Dio ha pensato per noi, a quel modo di essere ricchi, sì, ma di umanità che è ciò che il Padre si attende da ciascuno: ecco un progetto di vita entusiasmante, non nascondendoci quanto possa essere impegnativo.
Cosa ci rende “ricchi” o “poveri”? Dipende tutto dallo sguardo che si assume: se è esclusivamente terreno, prevale il peso specifico di ciò che è materiale e immediato, denaro e successo, fama e potere. Ma è lo sguardo di Dio che capovolge sempre la prospettiva e ci restituisce la dimensione eterna che ci appartiene come Suoi figli, e con essa la libertà che i beni e la considerazione sociale ci sottraggono tentando di ridurre la nostra umanità al solo “avere”. C’è nella dignità di ogni persona qualcosa che resiste, che non si piega alla logica del consumo insaziabile e del desiderio trasformato in pretesa. “Ricchi” di cosa, allora? Quale “ricchezza” ci tiene vivi e capaci di ascoltare l’umanità dimenticata, ferita, scartata, in tutte le periferie umane e concrete del mondo? “Da ricco che era…”: l’eloquente espressione di Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi ci parla ancora di un “segreto” nel cuore della vita cristiana, e lo fa con l’energia della prima ora: è Cristo che “si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi”. In questo radicale cambio di prospettiva c’è in gioco il destino stesso del credente davanti al mondo. Aderire a ciò che Dio ha pensato per noi, a quel modo di essere ricchi, sì, ma di umanità che è ciò che il Padre si attende da ciascuno: ecco un progetto di vita entusiasmante, non nascondendoci quanto possa essere impegnativo. Il Santo Padre, con la sua sorridente e persuasiva esemplarità, è lì a documentare che è possibile ed è bello essere così “ricchi”, scoprendoci anche noi “poveri” perché bisognosi dell’essenziale. Consentire alla sua generosità di arrivare più lontano – dalle regioni del mondo martoriate a causa della guerra e della miseria alle marginalità estreme delle nostre città, sino a famiglie, malati, disabili, aiutati uno a uno nella più assoluta discrezione – è un compito alla nostra portata, ognuno per le sue possibilità. Domani (domenica 24 giugno) arriva l’occasione per farlo: con la “Giornata per la Carità del Papa” ciascuno può contribuire all’annuale colletta della Chiesa italiana per aggiungere alla mano del Santo Padre la nostra mano. E abbracciare insieme a lui l’umanità che attende, oggi e sempre, chi sappia ripeterci nei fatti che siamo figli di un Dio “ricco di misericordia”.
* Segretario Generale CEI
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