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"Date ai giovani la speranza"

Il messaggio di Francesco ad autorità e corpo diplomatico ugandese.

"Date ai giovani la speranza"

“I martiri, sia cattolici che anglicani, sono autentici eroi nazionali”. Ne è convinto il Papa, che nel pomeriggio di oggi, terza giornata del suo viaggio in Africa, è arrivato in Uganda. “La mia visita al vostro Paese – ha spiegato incontrando le Autorità e il Corpo diplomatico nella State House di Entebbe – si prefigge innanzitutto di commemorare il cinquantesimo anniversario della canonizzazione dei martiri ugandesi, avvenuta ad opera del mio predecessore, il Papa Paolo VI”, ma è anche “un segno di amicizia, di stima e di incoraggiamento per tutti gli abitanti di questa grande nazione”. “I martiri, sia cattolici che anglicani, sono autentici eroi nazionali”, e ci ricordano “nonostante le nostre diverse credenze religiose e convinzioni, che tutti siamo chiamati a cercare la verità, a lavorare per la giustizia e la riconciliazione, e a rispettarci, proteggerci e aiutarci reciprocamente come membri dell’unica famiglia umana”. Ideali “particolarmente richiesti” a chi ha “il compito di assicurare con criteri di trasparenza il buon governo, uno sviluppo umano integrale, un’ampia partecipazione alla vita pubblica della Nazione, così come una saggia ed equa distribuzione delle risorse, che il Creatore ha elargito in modo così ricco a queste terre”. Il mondo, ha proseguito il Papa, guarda all’Africa come al continente della speranza” e l’Uganda è stata “benedetta da Dio con abbondanti risorse naturali, che siete chiamati ad amministrare come custodi responsabili”, ma soprattutto “attraverso il suo popolo: le sue solide famiglie, i suoi giovani e i suoi anziani”.

Per il Papa, è importante che ai giovani vengano offerte “la speranza, la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata e un lavoro retribuito, e soprattutto l’opportunità di partecipare pienamente alla vita della società”. Il pensiero di Francesco è andato anche agli anziani, “memoria vivente di ogni popolo”, la cui “saggezza ed esperienza dovrebbero sempre essere valorizzate come una bussola”. Richiamando “l’impegno eccezionale” del Paese nell’accogliere i rifugiati, il Papa ha osservato: “Il nostro mondo, segnato da guerre, violenze e diverse forme di ingiustizia, è testimone di un movimento migratorio di popoli senza precedenti. Il modo in cui affrontiamo tale fenomeno è una prova della nostra umanità, del nostro rispetto della dignità umana e, prima ancora, della nostra solidarietà con i fratelli e le sorelle nel bisogno”. “Sebbene la mia visita sia breve – ha proseguito -, spero di incoraggiare i tanti silenziosi sforzi compiuti per assistere i poveri, gli ammalati e le persone in qualsiasi difficoltà. È in questi piccoli segni che possiamo vedere la vera anima di un popolo”. In molti modi, secondo il Papa, “il nostro mondo diventa più solidale; tuttavia, nel medesimo tempo, assistiamo con preoccupazione alla globalizzazione della ‘cultura dello scarto’, che ci rende ciechi di fronte ai valori spirituali, indurisce i nostri cuori davanti alle necessità dei poveri e priva i nostri giovani della speranza”.

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