Francesco ai detenuti: da oggi scrivete una storia nuova. E chiede alle autorità un atto di clemenza
Il Santo Padre ha presieduto l'Eucarestia in piazza San Pietro per il Giubileo dei detenuti. Nell'Angelus la richiesta di mezzi premiali per i detenuti più meritevoli e l'invito a rispettare la loro dignità.
“La speranza è dono di Dio. Essa è posta nel più profondo del cuore di ogni persona perché possa rischiarare con la sua luce il presente, spesso turbato e offuscato da tante situazioni che portano tristezza e dolore”. E' il messaggio che papa Francesco ha voluto dare al mondo delle carceri presenti in piazza San Pietro. Detenuti e personale delle case circondariali hanno celebrato il proprio Giubileo con il Papa, a due settimane dalla conclusione dell'Anno Santo. Così, è iniziato l'ultimo tratto del cammino giubilare, che vede giungere a piazza San Pietro le periferie della società, quelle categorie di persone verso le quali papa Francesco ha volto il suo sguardo sin dai primi bagliori del suo pontificato. Domenica prossima toccherà ai senza fissa dimora, che celebreranno con Francesco il passaggio della Porta Santa. Anche da Cosenza alcuni fissa dimora raggiungeranno piazza San Pietro. In particolare, l'associazione di volontariato Casa Nostra, della Caritas diocesana, sarà presente a Romacon alcuni suoi volontari e sei senza fissa dimora. Intanto, alcune migliaia di detenuti con il personale proprio delle carceri ha vissuto il Giubileo. "Il mancato rispetto della legge ha meritato la condanna; e la privazione della libertà è la forma più pesante della pena che si sconta, perché tocca la persona nel suo nucleo più intimo" - ha detto Francesco. "Eppure, la speranza non può venire meno. Una cosa, infatti, è ciò che meritiamo per il male compiuto; altra cosa, invece, è il 'respiro' della speranza, che non può essere soffocato da niente e da nessuno”. Francesco ha voluto confermare. "Se Dio spera, allora la speranza non può essere tolta a nessuno, perché è la forza per andare avanti; è la tensione verso il futuro per trasformare la vita; è una spinta verso il domani, perché l’amore con cui, nonostante tutto, siamo amati, possa diventare nuovo cammino… Insomma, la speranza è la prova interiore della forza della misericordia di Dio, che chiede di guardare avanti e di vincere, con la fede e l’abbandono in lui, l’attrattiva verso il male e il peccato”. Francesco ha invitato i detenuti presenti a non rinchiudersi nel passato. "La storia passata, anche se lo volessimo, non può essere riscritta. Ma la storia che inizia oggi, e che guarda al futuro, è ancora tutta da scrivere, con la grazia di Dio e con la vostra personale responsabilità. Imparando dagli sbagli del passato, si può aprire un nuovo capitolo della vita. Non cadiamo nella tentazione di pensare di non poter essere perdonati”. Amore, misericordia e perdono, le parole ricorrenti pronunciate dal Santo Padre, nell'omelia della Messa dellatrentaduesima domenica del tempo ordinario.
Nell'Angelus Domini il Santo Padre, chiedendo che venga rispettatala dignità dei carcerati, ha fatto anche un appello alle autorità competenti. “Desidero ribadire l’importanza di riflettere sulla necessità di una giustizia penale che non sia esclusivamente punitiva, ma aperta alla speranza e alla prospettiva di reinserire il reo nella società. In modo speciale, sottopongo alla considerazione delle competenti Autorità civili la possibilità di compiere, in questo Anno Santo della Misericordia, un atto di clemenza verso quei carcerati che si riterranno idonei a beneficiare di tale provvedimento”.
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