Francesco: "il messaggio della Nostra Aetate è sempre attuale"
udienza generale incentrata sui 50 anni del documento conciliare.
“Il messaggio della Dichiarazione Nostra ætate è sempre attuale”. Lo ha detto Papa Francesco nella catechesi dell’udienza generale di oggi, interreligiosa nel 50° della dichiarazione conciliare sui rapporti della Chiesa Cattolica con le religioni non cristiane. “Questo tema - ha spiegato - stava fortemente a cuore al beato Papa Paolo VI, che già nella festa di Pentecoste dell’anno precedente la fine del Concilio, aveva istituito il Segretariato per i non cristiani, oggi Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso”. Di qui la gratitudine un caloroso benvenuto “a persone e gruppi di diverse religioni, che oggi hanno voluto essere presenti, specialmente a quanti sono venuti da lontano”. Il Concilio Vaticano II , ha aggiunto Francesco, “è stato un tempo straordinario di riflessione, dialogo e preghiera per rinnovare lo sguardo della Chiesa Cattolica su sé stessa e sul mondo. Una lettura dei segni dei tempi in vista di un aggiornamento orientato da una duplice fedeltà: fedeltà alla tradizione ecclesiale e fedeltà alla storia degli uomini e delle donne del nostro tempo. Infatti Dio, che si è rivelato nella creazione e nella storia, che ha parlato per mezzo dei profeti e compiutamente nel suo Figlio fatto uomo, si rivolge al cuore ed allo spirito di ogni essere umano che cerca la verità e le vie per praticarla”. “La crescente interdipendenza dei popoli”, la “ricerca umana di un senso della vita, della sofferenza, della morte, interrogativi che sempre accompagnano il nostro cammino”, la “comune origine e il comune destino dell’umanità” e “l’unicità della famiglia umana” sono alcuni dei punti principali della Dichiarazione Nostra ætate, richiamati dal Papa all’udienza generale odierna, interreligiosa nel 50° anniversario del doscumento. “Le religioni come ricerca di Dio o dell’Assoluto, all’interno delle varie etnie e culture”; lo “sguardo benevolo e attento della Chiesa sulle religioni”, la stima della Chiesa per “i credenti di tutte le religioni” sono altri temi evocati da Francesco. L’Incontro di Assisi del 27 ottobre 1986, voluto e promosso da san Giovanni Paolo II, una “fiamma” che, “accesa ad Assisi, si è estesa in tutto il mondo e costituisce un permanente segno di speranza”. “Una speciale gratitudine a Dio merita la vera e propria trasformazione che ha avuto in questi 50 anni il rapporto tra cristiani ed ebrei - ha detto il Papa -. Indifferenza e opposizione si sono mutate in collaborazione e benevolenza. Da nemici ed estranei, siamo diventati amici e fratelli. Il Concilio, con la Dichiarazione Nostra aetate, ha tracciato la via: ‘sì’ alla riscoperta delle radici ebraiche del cristianesimo; ‘no’ ad ogni forma di antisemitismo e condanna di ogni ingiuria, discriminazione e persecuzione che ne derivano”. “La conoscenza, il rispetto e la stima vicendevoli costituiscono la via che, se vale in modo peculiare per la relazione con gli ebrei, vale analogamente anche per i rapporti con le altre religioni”. In particolare i musulmani, che ‘adorano il Dio unico, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra’”, venerano Gesù come profeta, onorano Maria, “attendono il giorno del giudizio, e praticano la preghiera, le elemosine e il digiuno”. Il Papa, invitando le religioni insieme a prendersi cura del creato, ha detto che "il dialogo di cui abbiamo bisogno non può che essere aperto e rispettoso, e allora si rivela fruttuoso".
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