Francesco: "portare a tutti la carezza della misericordia di Dio"
Seconda udienza giubilare del sabato davanti a 50 mila persone. "Mettere impegno in ciò che facciamo" - il monito del Papa.
“Portare quella carezza di Dio perché così Dio ha accarezzato noi con la sua misericordia. Portare agli altri, a quelli che hanno bisogno, a quelli che hanno una sofferenza nel cuore, sono tristi, avvicinarsi con quella carezza di Dio che è la stessa che lui ha avuto con noi”. È l’invito lanciato questa mattina da Papa Francesco nella catechesi sulla misericordia, che il Santo Padre ha deciso di tenere un sabato al mese durante tutto il periodo giubilare. “La mia vita, il mio atteggiamento e il modo di andare per la vita – ha detto il Papa – devono essere un segno concreto che Dio è vicino a noi. Piccoli gesti di amore, di tenerezza, di cura. Devono far pensare che Dio è vicino a noi. E così si apre la porta della misericordia”. Da qui il messaggio di Francesco: “Che questo Giubileo possa aiutare la nostra mentre e il nostro cuore a toccare con mano l’impegno di Dio per ciascuno di noi, e grazie a questo trasformare la nostra vita in un impegno di misericordia per tutti”.
“Tutti noi siamo peccatori, tutti”. Ma bisogna “avere fiducia”. Dio “si avvicina proprio per darci conforto e la misericordia perdona. È questo l’impegno di Dio e per questo ha mandato Gesù per avvicinarsi a noi, tutti noi”. È un messaggio di speranza e di misericordia per tutti quello lanciato oggi da Papa Francesco nell’udienza giubilare di questo sabato di fine febbraio. “Vorrei accennare – ha detto il Papa – a come Gesù accoglieva con bontà i peccatori. Ma se noi pensiamo al modo umano, il peccatore sarebbe un nemico di Gesù, un nemico di Dio”. Ma “Lui si avvicinava con bontà, li amava e li ricambiava di cuore”.
“A partire dall’amore misericordioso con il quale Gesù ha espresso l’impegno di Dio – ha quindi proseguito Francesco -, anche noi possiamo e dobbiamo corrispondere al suo amore con il nostro impegno. E questo soprattutto nelle situazioni di maggiore bisogno, dove c’è più sete di speranza. Penso per esempio al nostro impegno con le persone abbandonate, con quanti portano handicap molto pesanti, con i malati più gravi, con i moribondi, con quanti non sono in grado di esprimere riconoscenza… In tutte queste realtà noi portiamo la misericordia di Dio attraverso un impegno di vita, che è testimonianza della nostra fede in Cristo”.
Questo sabato, Papa Francesco – tornato solo due giorni fa dal suo viaggio in Messico – si è soffermato a riflettere nella sua “catechesi giubilare” sul tema dell’impegno. “Che cos’è un impegno? E cosa significa impegnarsi? Quando mi impegno – ha spiegato il Papa -, vuol dire che assumo una responsabilità, un compito verso qualcuno; e significa anche lo stile, l’atteggiamento di fedeltà e di dedizione, di attenzione particolare con cui porto avanti questo compito. Ogni giorno ci è chiesto di mettere impegno nelle cose che facciamo: nella preghiera, nel lavoro, nello studio, ma anche nello sport, nelle attività libere… Impegnarsi, insomma, vuol dire mettere la nostra buona volontà e le nostre forze per migliorare la vita”. Alle migliaia di fedeli presenti in piazza San Pietro, il Papa ha fatto notare come anche Dio “si è impegnato con noi. Il suo primo impegno è stato quello di creare il mondo, e nonostante i nostri attentati per rovinarlo, Egli si impegna a mantenerlo vivo”. Ma il suo impegno più grande è stato quello di donare Gesù. In Lui, ha detto il Papa, “Dio si è impegnato in maniera completa per restituire speranza ai poveri, a quanti erano privi di dignità, agli stranieri, agli ammalati, ai prigionieri, e ai peccatori che accoglieva con bontà. In tutto questo, Gesù era espressione vivente della misericordia del Padre”.
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