I solchi: simpatia, sobrietà e sintonia
I frutti dell'incontro Francesco - Mattarella di questa mattina
Tre esse: simpatia, sobrietà e sintonia. In queste tre parole si può racchiudere il significato della prima visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Vaticano per incontrare Papa Francesco.
Simpatia che è il frutto diretto di quell’affetto che, giorno dopo giorno, cresce nel popolo italiano verso un Papa “preso dalla fine del mondo”, ma che sin dal suo primo incontro ha saputo stabilire un rapporto tanto semplice quanto profondo fra il vescovo di Roma e il suo popolo.
Sobrietà di due uomini che non amano il fasto delle istituzioni e che ne interpretano, ciascuno nella propria autonomia istituzionale, la dimensione più pura di servizio. Una propensione che, a loro avviso, non ha bisogno di particolari forme esteriori, quanto di una sollecitudine che dalle istituzioni si trasferisce ai singoli, alle famiglie, alle diverse articolazioni sociali. A loro si offre l’esempio della sobrietà personale come forma di rispetto verso un mandato che è innanzitutto servizio e non esaltazione autoreferenziale.
Sintonia sulle grandi emergenze del tempo e che mettono a dura prova la pace, la democrazia e la coesione sociale: la mancanza di lavoro soprattutto per i giovani, l’accoglienza degli uomini e delle donne in fuga dalle guerre e dalle carestie, la difesa dell’ambiente come patrimonio di tutti e di ciascuno nella costruzione del bene comune. Il tutto in un reciproco e convinto riconoscimento delle rispettive autonomie, nel solco dei Patti Lateranensi e delle buone pratiche maturate dal Concilio Vaticano II in poi.
Come cittadini e come credenti non possiamo non essere grati (e immaginiamo lo sia anche il presidente Mattarella, che tutti ci rappresenta) per l’invocazione finale di Papa Francesco: “Dio protegga l’Italia ed ogni suo abitante”.
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