Il Papa a Genova indica ai sacerdoti la via della fraternità
Il Santo Padre ha incontrato il clero e i religiosi della diocesi di Genova nel corso della sua visita pastorale. "Bisogna lasciarsi stancare dalla gente".
“Sempre Gesù era in cammino. E i Vangeli, con le sfumature di ognuno, sempre fanno vedere Gesù in cammino in mezzo alla gente”. Lo ha detto il Papa, che nell’incontro a braccio con il clero in cattedrale a Genova ha esortato i presenti a guardare allo “stile di Gesù”, che “la maggior parte del tempo lo passava sulla strada”: “questo vuol dire vicinanza alla gente, ai problemi: non si nascondeva. Poi alla sera tante volte si nascondeva per pregare, per essere col Padre”. La nostra “vita contemporanea”, invece, ha evidenziato il Santo Padre, “non è in strada, è in fretta: sono cose diverse”. A proposito di “questo mondo impazzito”, in cui viviamo “sempre guardando l’orologio”, Francesco ha messo in evidenza come “Gesù non faceva questo, Gesù mai è stato fermo”. “Gesù sempre è stato un uomo di strada, di cammino, aperto alle sorprese di Dio”, ha proseguito il Papa: “invece il sacerdote che ha tutto pianificato, tutto strutturato, generalmente è chiuso alle sorprese di Dio, si perde quella gioia della sorpresa, dell’incontro: il Signore che ti prende quando non te l’aspetti, ma sei aperto”. “L’incontro col Padre e l’incontro con le persone”: questi, secondo Francesco, i due “criteri” da seguire per la vita consacrata. “Sempre la gente stanca”, ma bisogna “lasciarsi stancare dalla gente, non difendere troppo la propria tranquillità”, la ricetta del Papa
Minimo di strutture per il massimo di vita, e mai il massimo di strutture per il minimo di vita” - la sorta di motto richiamato da Francesco. “Senza rapporto con Dio e con il prossimo niente ha senso nella vita di un prete”, ha ammonito il Santo Padre: “farai carriera, ma il cuore rimarrà vuoto, perché il tuo cuore è legato alle strutture e non ai rapporti essenziali”, che sono quelli “con il Padre, con Dio, con le persone. “Dobbiamo recuperare il senso della fraternità, parola che non è ancor entrata nel cuore dei presbiteri. C’è entrata un po’, ma deve entrare di più”. “È bello sentire discussioni nelle riunioni di sacerdoti, perché se c’è discussione c’è libertà, c’è amore, c’è fiducia, c’è fratellanza”, ha detto il Papa, esortando a “non avere paura” dei conflitti, ma delle “mormorazioni”, dello “spellarsi l’uno con l’altro”.
“Nell’Italia siamo sotto zero” - ha detto il Papa a proposito del calo demografico, che è una delle cause del calo delle vocazioni. La nostra, per Francesco, è un’epoca di “crisi trasversale delle vocazioni”, che “tocca tutti, anche le vocazioni matrimoniali”. Per questo, ha detto nella parte finale dell’incontro a braccio con il clero e i religiosi di Genova, occorre domandarsi: “Cosa dobbiamo fare? Cosa dobbiamo cambiare? Affrontare i problemi è una cosa necessaria, imparare dai problemi è una cosa obbligatoria, e noi dobbiamo imparare dai problemi”, cercando “una risposta che non sia intuitiva o di conquista”. "E’ una sfida, dobbiamo essere creativi. Come consacrati, come sacerdoti, dobbiamo testimoniare che siamo felici e che finiamo la nostra vita felici della scelta che Gesù ha fatto di noi”. No, inoltre, alle comodità e al lusso, come quello di un palazzo costruito dalle suore a Buenos Aires, con tanto di tv in ogni stanza per guardare le 'telenovelas'.
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