Il Papa all'udienza: il Giubileo è diffuso
Udienza generale di papa Francesco in piazza San Pietro. "Non escludere nessuno, neanche chi ci dà fastidio".
Giubileo è in tutto il mondo, non soltanto a Roma”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che all’inizio della catechesi dell’udienza generale di oggi ha ricordato che “domenica scorsa è stata aperta la Porta santa nella cattedrale di Roma, la basilica di San Giovanni in Laterano, e si è aperta una Porta della misericordia nella cattedrale di ogni diocesi del mondo”. “Anche nei santuari e nelle chiese” indicate dai vescovi, ha aggiunto. “Ho desiderato che questo segno della Porta santa fosse presente in ogni Chiesa particolare, perché il Giubileo della misericordia possa diventare un’esperienza condivisa da ogni persona”, ha ribadito: “L’Anno Santo, in questo modo, ha preso il via in tutta la Chiesa e viene celebrato in ogni diocesi come a Roma”. “Anche la prima Porta santa è stata aperta proprio nel cuore dell’Africa – ha proseguito Francesco a braccio – segno visibile della comunione universale”. “Possa questa comunione ecclesiale diventare sempre più intensa, perché la Chiesa sia nel mondo il segno vivo dell’amore e della misericordia del Padre”, l’auspicio del Papa: “Che la Chiesa sia segno vivo di amore e misericordia”. “Anche la data dell’8 dicembre ha voluto sottolineare questa esigenza, collegando, a 50 anni di distanza, l’inizio del Giubileo con la conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II”. Nell’udienza di oggi, come aveva fatto nell’omelia della Messa di apertura della Porta santa della basilica di San Pietro, il Papa è tornato sul legame tra il Giubileo e il Concilio. “Il Concilio ha contemplato e presentato la Chiesa alla luce del mistero della comunione”, ha ricordato: “Sparsa in tutto il mondo e articolata in tante Chiese particolari, è però sempre e solo l’unica Chiesa che Gesù Cristo ha voluto e per la quale ha offerto Sé stesso”. “La Chiesa una che vive della comunione stessa di Dio”, l’immagine-sintesi del Vaticano II: “Questo mistero di comunione, che rende la Chiesa segno dell’amore del Padre – ha assicurato il Papa – cresce e matura nel nostro cuore, quando l’amore, che riconosciamo nella Croce di Cristo e in cui ci immergiamo, ci fa amare come noi stessi siamo amati da Lui. Si tratta di un amore senza fine, che ha il volto del perdono e della misericordia”. “La misericordia e il perdono non devono rimanere belle parole, ma realizzarsi nella vita quotidiana”. È l’invito del Papa per l’anno giubilare. “Amare e perdonare – ha osservato – sono il segno concreto e visibile che la fede ha trasformato i nostri cuori e ci consente di esprimere in noi la vita stessa di Dio”. “Amare e perdonare come Dio ama e perdona”: per Francesco, “questo è un programma di vita che non può conoscere interruzioni o eccezioni, ma ci spinge ad andare sempre oltre senza mai stancarci, con la certezza di essere sostenuti dalla presenza paterna di Dio”. “Tenere spalancata la porta del nostro cuore per non escludere nessuno, neppure quello o quella che ci dà fastidio”. “Io sto davanti alla Porta Santa e chiedo: ‘Signore, aiutami a spalancare la porta del mio cuore”, la preghiera suggerita sempre fuori testo da Francesco ad ogni pellegrino di questo Anno Santo straordinario dedicato tematicamente alla misericordia. Attraversare la Porta Santa, per il Papa, “è segno di una vera conversione del nostro cuore”: “Quando attraversiamo quella Porta – la sua raccomandazione – è bene ricordare che dobbiamo tenere spalancata anche la porta del nostro cuore”. “Non avrebbe molta efficacia l’Anno Santo se la porta del nostro cuore non lasciasse passare Cristo che ci spinge ad andare verso gli altri, per portare Lui e il suo amore”, ha ammonito Francesco: “Come la Porta santa rimane aperta, perché è il segno dell’accoglienza che Dio stesso ci riserva, così anche la nostra porta sia sempre spalancata per non escludere nessuno”.
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