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Il Papa chiude l'Anno della vita consacrata

Lasciato il testo a braccio, tanti i consigli del pontefice ai consacrati. L'invito ad evitare "il terrorismo delle chiacchiere" e la preghiera per le vocazioni.

Parlerò con voi di quello che mi dice il cuore”. Entrando in Aula Paolo VI, dove lo aspettavano migliaia di consacrate e consacrati per l’udienza a conclusione dell’Anno a loro dedicato, il Papa ha lasciato da parte il testo scritto, consegnandolo al cardinale prefetto, Joao Braz de Aviz, per soffermarsi a braccio su quelli che ha definito “tre pilastri: profezia, prossimità e speranza”. I religiosi e le religiose, ha detto Francesco, sono “uomini e donne consacrate al sevizio del Signore, che esercitano nella Chiesa questa strada di una profezia forte, di un amore casto che porta ad una maternità e paternità spirituale per tutta la Chiesa” e che si traduce “in una obbedienza”. “Nell’obbedienza sempre ci manca qualcosa – ha commentato il Papa – perché la perfetta obbedienza è quella del Figlio di Dio che si è annientato, si è fatto uomo per obbedienza fino alla morte, alla morte di Croce”. “Quando voi vedete qualche cosa che non vi piace, si deve ingoiare, quella obbedienza: ma si fa, ed è profezia” - ha detto il Papa – che ha mimato sorridendo il verbo “ingoiare”, prima di pronunciarlo. L’obbedienza dei religiosi, ha spiegato, “è profezia”, e “profezia significa dire alla gente che c’è una strada di felicità, di grandezza, che ti riempie di gioia e che è la strada di Gesù, di essere vicini a Gesù”. “La profezia è dire che c’è qualcosa di più vero, di più bello, di più grande, di più buono al quale  tutti siamo chiamati”, ha proseguito Francesco, secondo il quale “la profezia è un dono, è un carisma, lo si deve chiedere allo Spirito Santo: che io sappia dire quella parola in quel momento giusto, che io faccia qualcosa in quel momento giusto, che la mia vita tutta sia una profezia”. “Uomini e donne profeti”: è, in sintesi, l’identikit dei consacrati. “Ci sono fra noi uomini e donne che vivono un’obbedienza forte”, il riconoscimento del Papa. Un’obbedienza “non militare, quello è disciplina, ma un’obbedienza di donazione del cuore: e questo è profezia”. Obbedienza, quindi, “contro il seme dell’anarchia che semina il diavolo”. “Io faccio quello che mi piace”: per Francesco, “l’anarchia della volontà è figlia del demonio”.  “Qual è la prima prossimità per un consacrato? Andare a trovare il fratello o la sorella nella comunità. Questo è il vostro primo prossimo” - ha raccomandato il Papa alle migliaia di religiosi e religiose presenti in Aula Paolo VI. La prossimità, per gli uomini e le donne consacrate, “non è per allontanare la gente e avere tutte le comodità”, ha spiegato Francesco, “ma per avvicinare e capire la vita dei credenti e dei non credenti, le sofferenze, i problemi e tante cose che soltanto si capiscono se un uomo, una donna consacrata, diventano prossimo”. Francesco ha messo in guardia i consacrati. “Diventare consacrati non significa salire una, due, tre scale nella società”. “La vita consacrata deve portare alla vicinanza fisica, spirituale, a conoscere la gente”, il suo invito. “Se in questo Anno della Misericordia ognuno di voi riuscisse a non fare mai il terrorista, la terrorista delle chiacchiere, sarebbe un successo di santità grande!”. Infatti, “un modo di allontanare un fratello e una sorella nella comunità è proprio questo, il terrorismo delle chiacchiere – ha spiegato – perché chi chiacchiera è un terrorista dentro la propria comunità. È come chi butta una bomba contro questo o quello e poi se ne va tranquillo: chi fa questo distrugge, come una bomba”. “La bomba delle chiacchiere è fare la guerra, allontanare le persone, provocare distanze e anarchismo”, ha aggiunto. “La virtù umana più difficile da avere è dominare la lingua”, ha ammonito il Pontefice. “Se ti viene da dire qualcosa contro un fratello o una sorella, morditi la lingua forte”, il suo consiglio scherzoso. Il Papa ha ringraziato “tanto per quello che fate, voi consacrati, ognuno con il suo carisma, e le suore”.

Fonte: Sir
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