"Il lavoro è dignità", parola di papa Francesco
Il pontefice ha dedicato l'udienza generale di questa mattina al mondo del lavoro e della famiglia. Al centro della riflessione di Bergoglio il rischio di una organizzazione del lavoro legata ai profitti e al guadagno, nell'ottica di una divinizzazione pericolosa. Lo stile laborioso, per il Papa, "si impara in famiglia".
Lavoro e festa “fanno parte del disegno creatore di Dio”. Così Papa Francesco, dopo avere salutato i partecipanti all’udienza generale in Aula Paolo VI, abbracciato e baciato i bambini, e ricevuto diversi doni, tra cui un quadro, ha esordito nella catechesi dedicata al lavoro, dopo quella di mercoledì scorso sul valore della festa in famiglia. Il lavoro, “a partire da quello casalingo, ha cura anche del bene comune”, ha osservato, e lo stile laborioso si impara “prima di tutto in famiglia. La famiglia educa al lavoro con l’esempio dei genitori”. Di qui il richiamo alla Santa Famiglia di Nazaret e a Gesù, chiamato “figlio del falegname” o addirittura “il falegname”. Per il Papa, l’impegno del lavoro e la vita dello spirito, “nella concezione cristiana, non sono affatto in contrasto tra loro. È importante capire bene questo! Preghiera e lavoro possono e devono stare insieme in armonia”, mentre “la mancanza di lavoro danneggia anche lo spirito, come la mancanza di preghiera danneggia anche l’attività pratica”. Lavorare “è proprio della persona umana. Esprime la sua dignità di essere creata a immagine di Dio. Perciò si dice che il lavoro è sacro”. “E perciò - il monito di Francesco - la gestione dell’occupazione è una grande responsabilità umana e sociale, che non può essere lasciata nelle mani di pochi o scaricata su un mercato’ divinizzato. Causare una perdita di posti di lavoro significa causare un grave danno sociale”. “Io sono rattristato - ha aggiunto a braccio - quando vedo che c’è gente senza lavoro” e “che non ha la possibilità di portare il pane a casa” e “mi rallegro quando vedo i governanti che si danno da fare perché tutti abbiano un posto di lavoro”. Il lavoro “è dignità”.
Nella catechesi odierna, dopo avere richiamato il libro della Genesi e il tema della terra come casa-giardino, affidata alla cura e al lavoro dell’uomo, papa Francesco ha ricordato: “L’Enciclica Laudato si’, che propone un’ecologia integrale, contiene anche questo messaggio: la bellezza della terra e la dignità del lavoro sono fatte per essere congiunte”. Quando il lavoro, ha spiegato, “si distacca dall’alleanza di Dio con l’uomo e la donna, quando si separa dalle loro qualità spirituali, quando è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita, l’avvilimento dell’anima contamina tutto: anche l’aria, l’acqua, l’erba, il cibo… La vita civile si corrompe e l’habitat si guasta. E le conseguenze colpiscono soprattutto i più poveri e le famiglie”. Per il Pontefice, “la moderna organizzazione del lavoro mostra talvolta una pericolosa tendenza a considerare la famiglia un ingombro, un peso, una passività, per la produttività del lavoro. Ma domandiamoci: quale produttività? E per chi? La cosiddetta ‘città intelligente’ è indubbiamente ricca di servizi e di organizzazione; però, ad esempio, è spesso ostile ai bambini e agli anziani”. “La famiglia - ha proseguito il Papa nella catechesi sul valore del lavoro - è un grande banco di prova. Quando l’organizzazione del lavoro la tiene in ostaggio, o addirittura ne ostacola il cammino, allora siamo sicuri che la società umana ha incominciato a lavorare contro se stessa!”. Le famiglie cristiane “ricevono da questa congiuntura una grande sfida e una grande missione. Esse portano in campo i fondamentali della creazione di Dio: l’identità e il legame dell’uomo e della donna, la generazione dei figli, il lavoro che rende domestica la terra e abitabile il mondo. La perdita di questi fondamentali è una faccenda molto seria, e nella casa comune ci sono già fin troppe crepe!”. Il compito, ha avvertito Francesco, “non è facile. A volte può sembrare alle associazioni delle famiglie di essere come Davide di fronte a Golia… ma sappiamo come è andata a finire quella sfida! Ci vogliono fede e scaltrezza. Dio ci conceda di accogliere con gioia e speranza la sua chiamata, in questo momento difficile della nostra storia”. “La chiamata al lavoro - ha concluso a braccio - per dare dignità a se stesso e alla propria famiglia”.
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