Papa Francesco apre il cuore ai giovani filippini
Messa a Manila, Francesco: "proteggere la famiglia"
Momenti di gioia, trepidazione, preghiera. Giornata intensa e piena, quella di papa Francesco nelle Filippine. Prima l’incontro con trentamila giovani, poi la Messa al Rizal Central Park di Manila. Cuore a cuore, con la gente del posto che ha voluto dimostrare a Francesco tutto il suo amore. Un abbraccio per milioni di persone, insieme al Santo Nino, l’effige venerata nel grande Paese asiatico, quello che “ti accoglie col sorriso”. Come quello di Francesco, che non lesina consigli, inviti, ammonimenti. Parla ai giovani, chiede loro di “non essere musei”, privi di verve, di spirito, dipendenti dei social network. Pieno di iniziativa, certamente, è papa Bergoglio. “La realtà è superiore alle idee”, al discorso scritto. E allora Francesco parla a braccio, a cuore aperto. Università di San Tomas: “Quando parlo in maniera spontanea lo faccio in spagnolo, perché non conosco la lingua inglese. Posso farlo? Grazie molte!”.
“Cari ragazzi e ragazze, nel mondo di oggi manca la capacità di piangere. Piangono gli emarginati, quelli che sono esclusi, quelli che vengono scartati, ma quelli che hanno una vita senza particolari necessità non sanno piangere. Alcune realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi lavati dalle lacrime. Così invito ciascuno di voi a chiedersi: ho imparato a piangere quando vedo un bambino che è affamato, un bambino drogato, un bambino che non ha casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino sfruttato dalla società?”. Monito forte, quello di Francesco. Perché, “se non imparate come si piange, non potete essere buoni cristiani”. Il leit motiv è il solito, il refrain di un Papa che non cessa di annunziare l’amore del Signore e invita a guardarsi dentro. A piangere, appunto. L’ha detto già diverse volte in questi due anni di pontificato. “Voi potrete chiedermi: padre come si diventa santi? Questa è un'altra sfida. La sfida dell’amore”. Imparare ad amare, per il Papa, è la materia più importante che si impara all’università. Per questo, amico sempre fedele è Dio, e Francesco ha voluto ancora una volta esortare i giovani a “lasciarsi sorprendere da Dio”, ad essere come San Matteo, che si è scoperto amato da Dio. Amato da Dio e in relazione con il povero. Sentirsi “mendicanti” di chi si aiuta, perché “le persone che aiutiamo, i poveri, gli infermi, gli orfani, hanno molto da darci”. Così, Bergoglio ha domandato: “sapete che siete in povertà e che avete bisogno di farvi evangelizzare dai poveri, dagli infermi, da coloro che aiutate? Questo è ciò che vi aiuta a maturare nel vostro impegno a voler aiutare gli altri. Imparare a tendere la mano spinti dalla propria miseria.
Il pensiero ai giovani è andato anche alla Messa domenicale celebrata dal Papa a Rizal Park. Insieme a loro, un monito a difesa della famiglia, e all’alcool e al gioco d’azzardo. “La Bibbia ci dice che la grande minaccia al piano di Dio per noi è ed è sempre stata la menzogna. Il diavolo è il padre della menzogna. Spesso egli nasconde le sue insidie dietro l’apparenza della sofisticazione, il fascino di essere “moderni”, di essere “come tutti gli altri”. Egli ci distrae con il miraggio di piaceri effimeri e di passatempi superficiali. In tal modo noi sprechiamo i doni ricevuti da Dio, giocherellando con congegni futili; sprechiamo il nostro denaro nel gioco d’azzardo e nel bere; ci ripieghiamo su noi stessi”.
Dal commento del brano paolino, “non sapete che siete tempio di Dio?”, anche un pensiero al popolo filippino, “famiglia di DIo”, e un invito, dinanzi al Santo Nino, ad essere “bambini interiormente”. Invito raccolto, al termine della celebrazione, dal cardinale Tagle: “siamo un popolo di bambini, ci porti con lei non a Roma, ma nelle periferie del mondo”.
Infine, si diceva, la famiglia: “oggi purtroppo la famiglia ha bisogno di essere protetta da attacchi insidiosi e da programmi contrari a tutto quello che noi riteniamo vero e sacro, a tutto ciò che nella cultura è nobile e bello”.
Ma qui la questione non è solo filippina.
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