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Papa Francesco: no a recinti per disabili e malati, lo stile di vita è quello dell'amore

Il Papa ha celebrato il Giubileo dei disabili e dei malati in San Pietro. Francesco mette in guardia dall'idea che "una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento”.

Parole chiave: papa francesco (323), disabili (5)
foto Ansa.it

L’uomo di oggi “chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità”, “non comprende il vero senso della vita, che comporta anche l’accettazione della sofferenza e del limite. Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente ‘perfette’, ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto”. Lo ha detto papa Francesco, celebrando in San Pietro la Messa per il Giubileo dei malati e dei disabili. Per Francesco, l’idea è che “una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento”. Concezioni che nascono da “un’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante”. Al contrario, “la vera sfida è quella di chi ama di più”, di chi non scarta, come si scarta quando si pratica l’aborto e l’eutanasia. Un no forte, da parte del pontefice, alla scelta di tenere disabili e malati “separati, in qualche recinto – magari dorato – o nelle riserve del pietismo e dell’assistenzialismo, perché non intralcino il ritmo del falso benessere”. “In alcuni casi, addirittura – prosegue il Papa - si sostiene che è meglio sbarazzarsene quanto prima, perché diventano un peso economico insostenibile in un tempo di crisi”. Ma, alla luce della Scrittura, il dolore e la sofferenza, la condizione di fragilità, assumono un valore diverso. Il valore dettato dall’amore di Dio, dall’immagine di Cristo che perdona la peccatrice “perché ha molto amato”.

“Non esiste solo la sofferenza fisica; oggi, una delle patologie più frequenti è anche quella che tocca lo spirito. E’ una sofferenza che coinvolge l’animo e lo rende triste perché privo di amore. Quando si fa esperienza della delusione o del tradimento nelle relazioni importanti, allora ci si scopre vulnerabili, deboli e senza difese”. E “la tentazione di rinchiudersi in sé stessi si fa molto forte, e si rischia di perdere l’occasione della vita: amare nonostante tutto”. Ma per il Papa, “la felicità che ognuno desidera può esprimersi in tanti modi e può essere raggiunta solo se siamo capaci di amare. È sempre una questione di amore, non c’è un’altra strada. La vera sfida è quella di chi ama di più”. Una verità da applicare alla celebrazione giubilare odierna. “Quante persone disabili e sofferenti si riaprono alla vita appena scoprono di essere amate! E quanto amore può sgorgare da un cuore anche solo per un sorriso! Allora la fragilità stessa può diventare conforto e sostegno alla nostra solitudine”. Papa Francesco ha una certezza, e l’addita a disabili e ammalati come uno stile di vita: “il modo in cui viviamo la malattia e la disabilità è indice dell’amore che siamo disposti a offrire. Il modo in cui affrontiamo la sofferenza e il limite è criterio della nostra libertà di dare senso alle esperienze della vita, anche quando ci appaiono assurde e non meritate”.

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