Tawadros II: "il terrorismo non ha né religione né patria"
Intervista a Sua Santità Tawadros II, patriarca della Chiesa copto-ortodossa d'Alessandria, ad un mese dall'attentato dell'11 dicembre alla cattedrale di Abassiya, al Cairo, dove hanno trovato la morte 25 persone. "Non posso nascondervi che noi tutti in Egitto siamo stati assaliti dalla paura e dal terrore". "Il mondo ora ha sete d’amore. L’amore è l’unica soluzione che possa conservare i cuori in purezza e assicurare una coesistenza e convivenza in pace e tranquillità".
I cristiani in Egitto sono assaliti dalla paura e dal terrore ma sono anche fortemente decisi a ribadire che “il terrorismo non ha alcuna patria né alcuna religione”. Parla Sua Santità Tawadros II, patriarca della Chiesa copto-ortodossa d’Alessandria. È passato più di un mese da quando un attentatore suicida assoldato da Daesch si fece esplodere l’11 dicembre scorso durante la celebrazione della messa domenicale all’interno della cattedrale copta di san Marco in Abassiya, al Cairo. L’attentato causò la morte di 25 persone (di cui 6 bambini), feriti e distruzione. È stato l’attacco terroristico più sanguinoso contro la comunità cristiana egiziana – il 10% di una popolazione di 90 milioni – dall’attentato a una chiesa di Alessandria, la notte di capodanno del 2011. Allora morirono 21 persone.
Quali pensieri e quali emozioni hanno animato Sua Santità e il suo popolo dopo il tragico attentato alla chiesa di Al Bottroseya (Abbasseya)?
Al momento dell’attentato terroristico alla chiesa Bottrosseya, mi trovavo in Grecia per una visita pastorale la cui durata prevista era di una settimana. Ho interrotto subito la visita per rientrare nel mio Paese ed ero preoccupato per la situazione della Patria, con sentimenti di enorme tristezza per i nostri figli martiri e per i feriti. Non posso nascondervi che noi tutti in Egitto siamo stati assaliti dalla paura e dal terrore perché questo attentato non era rivolto solo a una chiesa copta ma a tutta la Patria.
Come è possibile e perché qualcuno vuole danneggiare la comunità dei credenti durante il culto religioso?
È strano che questo attentato sia accaduto in Egitto, perché tutti gli egiziani rispettano i luoghi di culto, siano essi chiese o moschee, e non dimenticate che questo attentato è coinciso con una grande festa islamica quindi è stato uno shock per tutti gli egiziani, cristiani e musulmani. Perciò vogliamo ribadire che il terrorismo non ha alcuna patria né alcuna religione.
Avete ricevuto una telefonata da Papa Francesco: chi è Francesco per Tawadros e come sostenete o vedete il suo pontificato e il suo servizio?
Subito dopo l’attentato e prima che io lasciassi la Grecia, ho ricevuto una chiamata di condoglianze da parte del presidente del mio Paese, il Signor Abdel Fattah al-Sisi. Dopo essere tornato in Egitto, ho ricevuto una chiamata anche da parte di Papa Francesco che ha voluto manifestare i suoi più sinceri sentimenti di vicinanza e di cordoglio a me, come capo della Chiesa copta, e a tutti i cristiani in Egitto, e per sostenerci con le sue parole di amore e di fede. Papa Francesco è Sua Santità, è un uomo animato dallo spirito divino. Ho incontrato Sua Santità il 10 maggio 2013 nella Città del Vaticano e quel giorno ho sentito che Egli è mio fratello benedetto che ci sostiene con la preghiera, con l’esperienza spirituale e con gli insegnamenti scritti da cui la nostra vita può trarre grande beneficio. Spero vivamente che Sua Santità venga a visitare il nostro Egitto. Vorrei anche sottolineare che noi seguiamo da vicino nella nostra Chiesa tutte le attività e le visite benedette effettuate dal Pontefice e rendiamo gloria al Signore perché Egli è un buon pastore che serve fedelmente e con onestà la sua Chiesa.
Avete parlato con Papa Francesco dell’ecumenismo del sangue: come si vive questo ecumenismo e quanto è importante oggi per la promozione del dialogo tra le Chiese?
La Chiesa copta per tutta la sua grande storia nel corso dei venti secoli di fede, viene descritta come la Chiesa dei martiri. Perciò si legge ogni giorno nelle nostre chiese il libro Synaxarium, che racconta la vita e la condotta di molti dei martiri nel corso della storia. Quando celebriamo i nuovi martiri, sappiamo che il nostro sangue nutre la fede cristiana in tutto il mondo. Pertanto siamo felici di questa espressione detta dal Pontefice, cioè l’ecumenismo del sangue. Il sangue dei martiri è il carburante per la vita della Chiesa. L’ecumenismo del sangue e l’esistenza dei martiri della fede cristiana vengono considerati una solida base nell’ambito di dialogo teologico tra le nostre Chiese alla ricerca dell’unità dei cristiani.
Qual è il messaggio che Sua Santità Tawadros vuole trasmettere ai cristiani e alla comunità internazionale?
Secondo il comandamento evangelico, gli eventi e gli accadimenti della vita vengono considerati come messaggi educativi per tutti noi e, a tale proposito, cito un versetto dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani: “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Romani 8:28). Poiché Dio è il Pantocratore di tutti, noi confidiamo in tutte le promesse della Bibbia e sappiamo che questi martiri e feriti sono nelle mani di Dio. A questo punto invitiamo la comunità internazionale e i governi dell’Est e dell’Ovest a lottare con fermezza contro la violenza, il terrorismo, l’assassinio, la distruzione e contro ogni forma di discriminazione per porre le basi della pace e dello sviluppo. Il mondo ora ha sete d’amore. L’amore è l’unica soluzione che possa conservare i cuori in purezza e assicurare una coesistenza e convivenza in pace e tranquillità.
La comunità copta ha da poco celebrato il Natale e la festa dell’Epifania: quali auguri rivolge quest’anno alla Chiesa, alla comunità e al Medio Oriente?
Alla Nascita di Gesù Cristo, il canto degli angeli era come una ricetta fondamentale per una corretta vita umana che si articola in tre fasi: la prima è quella di rendere Gloria a Dio e che Dio sia al primo posto nel pensiero umano, a Lui si tributano l’adorazione e la preghiera. Quando l’uomo riesce a fare questo, può raggiungere la seconda fase che è di garantire la pace sulla terra. Questo è l’arduo compito per ottenere ciò di cui l’umanità ha fortemente bisogno in questo tempo. Una volta che questo obiettivo sia raggiunto, ciascuno può possedere la felicità e la gioia e una migliore qualità della vita, che è l’obbiettivo di tutti i Paesi. Per la Chiesa, spero che possa servire tutti, soprattutto i poveri, i bisognosi, i bambini emarginati e tutti coloro che vengono dimenticati e trascurati da molti.
Per la comunità, mi auguro che gli atti di malvagità e di violenza finiscano presto in modo che la comunità possa godere di pace e sicurezza per realizzare le ampie speranze di sviluppo.
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