Udienza generale, Francesco: la Chiesanon abbandona mai la famiglia
Non fare mancare mai la preghiera per la famiglia, soprattutto in vista del Sinodo.
“La famiglia occupa un posto centrale, in quanto è il grembo della vita umana. La coppia umana è stata benedetta da Dio fin dal principio per formare una comunità di amore e di vita, a cui è affidata la missione della procreazione”. Con queste parole, durante l’udienza generale, il Papa ha ricordato che oggi, solennità dell’Annunciazione, in molti Paesi si celebra la Giornata per la Vita: “Per questo, vent’anni fa, san Giovanni Paolo II in questa data firmò l’Enciclica Evangelium vitae. Per ricordare tale anniversario oggi sono presenti in piazza molti aderenti al Movimento per la vita”. “Gli sposi cristiani, celebrando il sacramento del matrimonio, si rendono disponibili a onorare questa benedizione, con la grazia di Cristo, per tutta la vita”, ha ricordato Francesco. La Chiesa, da parte sua, “si impegna solennemente a prendersi cura della famiglia che ne nasce, come dono di Dio per la sua stessa vita, nella buona e nella cattiva sorte: il legame tra Chiesa e famiglia è sacro e inviolabile”. “La Chiesa, come madre, non abbandona mai la famiglia, anche quando essa è avvilita, ferita e in tanti modi mortificata”, ha assicurato il Papa: “Neppure quando cade nel peccato, oppure si allontana dalla Chiesa. Sempre farà di tutto per cercare di curarla e di guarirla, di invitarla a conversione e di riconciliarla con il Signore”. La famiglia ha bisogno di preghiera, “per essere in grado, in ogni tempo, di compiere la sua missione”. Ne è convinto il Papa, che durante l’udienza di oggi ha chiesto ai fedeli “una preghiera piena di amore per la famiglia e per la vita. Una preghiera che sa gioire con chi gioisce e soffrire con chi soffre”. “Rinnovare la preghiera per il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia”, la proposta di Francesco: “Rilanciamo questo impegno fino al prossimo ottobre, quando avrà luogo l’Assemblea sinodale ordinaria dedicata alla famiglia”. “Vorrei che questa preghiera, come tutto il cammino sinodale, sia animata dalla compassione del Buon Pastore per il suo gregge, specialmente per le persone e le famiglie che per diversi motivi sono stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore”, l’auspicio del Santo Padre. “Così, sostenuta e animata dalla grazia di Dio, la Chiesa potrà essere ancora più impegnata, e ancora più unita, nella testimonianza della verità dell’amore di Dio e della sua misericordia per le famiglie del mondo, nessuna esclusa, sia dentro che fuori l’ovile”.
“Vi chiedo per favore di non far mancare la vostra preghiera”, l’appello finale del Papa, durante la catechesi odierna. “Tutti - Papa, Cardinali, Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici - tutti siamo chiamati a pregare per il Sinodo”. “Di questo c’è bisogno, non di chiacchiere!”, ha ammonito, esortando “a pregare anche quanti si sentono lontani, o che non sono più abituati a farlo”. “Questa preghiera per il Sinodo sulla famiglia è per il bene di tutti”, ha spiegato il Papa. Poi, rivolgendosi ai circa 17mila fedeli presenti: “So che stamattina vi è stata data un’immaginetta, e che l’avete tra le mani”. “Forse sarà un po’ bagnata”, ha aggiunto a braccio riferendosi alla pioggia battente. “Vi invito a conservarla e a portarla con voi, così che nei prossimi mesi possiate recitarla spesso, con santa insistenza, come ci ha chiesto Gesù”, la consegna del Papa, che ha concluso l’appuntamento del mercoledì recitando con i fedeli la preghiera per il Sinodo sulla famiglia.
“Avere lavoro è una questione di giustizia, è una ingiustizia non poter avere lavoro!”. Lo ha esclamato, a braccio, il Papa, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, che come di consueto concludono l’udienza del mercoledì. “No alla logica del profitto, sì alla logica della solidarietà e della giustizia”, l’altro invito del Papa sempre fuori testo. Francesco ha esordito salutando “con speciale affetto i lavoratori della Provincia di Vibo Valentia, che stanno vivendo una grave situazione economica. Desidero unirmi agli interventi del loro vescovo, monsignor Luigi Renzo, esprimendo la mia preoccupazione e vicinanza ai loro assillanti problemi”. Poi l’“accorato appello” del Papa, “affinché non prevalga la logica del profitto, ma quella della solidarietà e della giustizia, e per questo avere lavoro è una questione di giustizia, è una ingiustizia non poter avere lavoro”.
“Al centro di ogni questione, specialmente di quella lavorativa, va sempre posta la persona e la sua dignità”, ha ricordato il Papa, che ha ripetuto le parole pronunciate sabato scorso a Napoli: “Quando non si guadagna il pane, si perde la dignità!”. “Questo è il dramma del nostro tempo - ha concluso Francesco - specialmente per i giovani, i quali, senza il lavoro, non hanno prospettive per il futuro e possono diventare facile preda delle organizzazioni malavitose”. “Per favore lottiamo per questo: la giustizia e il lavoro, dobbiamo lottare per questo!”, la preghiera finale, ancora una volta fuori testo”.
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