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Battaglia alla distrazione

Una recente ricerca ha dimostrato che esiste un’attività encefalica che si attiva per evitare disturbi.

Di fronte al compimento di attività importanti, saggezza vuole che una delle qualità maggiormente utili sia la concentrazione, ovvero la capacità di prestare massima attenzione a ciò che si sta attuando, senza lasciarsi distrarre da altri stimoli concomitanti.
Ebbene, sembra che per vincere questa “battaglia” quotidiana, il nostro cervello metta in campo le sue armi. Una recente ricerca (pubblicata sulla rivista The Journal of Neuroscience), infatti, ha dimostrato che, durante l’esecuzione di una attività, esiste una specifica area encefalica che si attiva per evitarci distrazioni. In specie, sarebbe la corteccia medio-frontale destra la regione dove si attivano i meccanismi cerebrali dedicati a filtrare gli stimoli irrilevanti, che distraggono le persone e impattano negativamente sulla loro attenzione. Quanto più questi stimoli si fanno frequenti e “disturbanti” rispetto all’attività in corso, tanto più il cervello si attiva velocemente e con maggiore efficacia nel tentativo di contrastarli.
Lo studio è stato realizzato da Francesco Marini, attualmente ricercatore post-dottorato all’University of California di San Diego (USA), da Leonardo Chelazzi dell’Università di Verona e da Elise Demeter, Kenneth Roberts e Marty Woldorff della Duke University di Durham (USA).
Ma come hanno operato concretamente i ricercatori? Il team ha sottoposto 20 volontari a risonanza magnetica funzionale per misurare l’ossigenazione dell’emoglobina (che aumenta con l’attività cerebrale), durante l’esecuzione di un compito: indicare la direzione di una freccia-target presentata su uno schermo, insieme ad altre frecce-distrattori, che potevano avere una direzione uguale o diversa a quella della freccia-target e che andavano ignorate. Le frecce-distrattori venivano lanciate a intervalli variabili, da 1,5 a 9 secondi.
È bene premettere che i distrattori a direzione diversa risultano più ingannevoli rispetto a quelli di direzione uguale. Si è quindi potuto osservare che il cervello si attiva tanto più velocemente e con maggiore efficacia, quanto più frequenti sono i distrattori a direzione diversa, ovvero quelli più “difficili” da evitare. Infatti, si è verificato un rallentamento delle risposte del cervello di soli 48ms (millisecondi) in presenza di stimoli con direzione diversa rispetto alla freccia-target che i volontari dovevano individuare. Il rallentamento delle risposte, invece, è stato maggiore (circa 75ms) in presenza di distrattori a direzione uguale.
Lo stesso trend è stato confermato per quanto concerne gli errori commessi durante i trials: solo un 5% in più, quando i distrattori comparivano prevalentemente in direzione diversa, fino al 7% quando i distrattori erano in maggioranza a direzione uguale rispetto alla freccia-target. In pratica, le risposte del cervello sono risultate più reattive e precise in presenza di numerosi e frequenti distrattori “difficili”, rispetto alla presenza di distrattori più “facili” da ignorare.
La ricerca, dunque, dimostrerebbe sia che il cervello sa attivarsi in maniera preventiva quando vi è una elevata probabilità di incontrare stimoli distraenti, sia che esso è in grado di ottimizzare la strategia per affrontare contesti distraenti diversi, reagendo con meccanismi specifici al tipo di distrattori (diversi o uguali) che si presentano.
“Questo studio – commenta Francesco Marini – chiarisce i meccanismi cerebrali con cui il cervello umano reagisce in modo preventivo a vari tipi di stimoli distraenti, rispondendo in maniera flessibile secondo i diversi tipi di attenzione richiesti dai vari compiti, in modo da attuare comportamenti efficaci ed ottimali. Le potenziali implicazioni di questo studio riguardano tutte le professioni che richiedono la capacità di focalizzare l’attenzione in presenza di fonti distraenti, tra cui piloti, controllori del traffico aereo, fotografi, atleti”. Come dire: distratti sì…., ma non troppo!

Fonte: Sir
Battaglia alla distrazione
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