Ferrari, ora servono i fatti
Ci si aspettava una partenza migliore al Mondiale di Formula Uno.
È finita benino a Shaghai, ma poteva andare malissimo. Diciamo la verità, dopo i proclami della nuova gestione e le speranze di avvicinarsi in modo sensibile allo strapotere Mercedes degli ultimi anni, un po’ tutti si aspettavano dalla Ferrari un altro tipo di partenza in questo Mondiale di Formula uno. Mentre infatti Rosberg ha già preso il largo, con una tripletta impressionante per padronanza e capacità di gestire le corse, indipendentemente dalle differenze dei vari circuiti, le Rosse sembrano ancor dover trovare la giusta caratura, con situazioni al limite del paradossale come l'”autoscontro” tra i due piloti del Cavallino in avvio sulla pista cinese, con Vettel che si è quasi schiantato con Raikkonen, finendo così nelle retrovie, costretto poi a una bellissima ma estenuante rimonta che gli è comunque valsa il secondo posto, ma gli ha impedito di lottare da subito per il gradino più alto del podio. Ma anche il quinto posto del compagno di squadra dimostra che i fondamentali ci sono, occorre sicuramente più attenzione soprattutto nei primi secondi di corsa, come peraltro ha evidenziato senza troppi giri di parole anche il presidente Marchionne, che ha definito l’episodio del tamponamento “non da Ferrari”. Ovvero: quasi da dilettanti allo sbaraglio.
Eppure, poi è arrivato (sempre Marchionne dixit) una sorta di capolavoro: per tutto il resto della gara la Ferrari è stata, infatti, protagonista di una gara molto positiva. Con un pizzico di fortuna (quasi mai si esce da uno scontro iniziale del genere senza un ritiro o la vettura gravemente danneggiata), è poi cominciato un altro Gran Premio che ha fatto segnare passi avanti importanti, se pensiamo che nelle prime due gare solo una Rossa era arrivata al traguardo. Ma quella sequenza entusiasmante di sorpassi deve diventare la molla per non accontentarsi, perché sarebbe troppo facile dire, come è accaduto troppo spesso negli ultimi anni, che “stiamo lavorando per essere competitivi al massimo nella prossima stagione”.
La Ferrari deve avere le potenzialità per gareggiare alla pari già ora, o al massimo entro un paio di mesi: in questo senso il Gp russo di Sochi alle porte sarà estremamente eloquente. Per ora siamo ancora ai “lavori in corso”, con un team che sempre il numero uno di Maranello ha definito ancora “immaturo”. “È come educare i bambini – ha semplificato Marchionne -: un po’ ribelle, ma sta diventando grande”. Anche il team principal Maurizio Arrivabene ha evidenziato gli errori sia a inizio gara sia in qualifica, ma la corsa “ha confermato che Kimi e Seb sono due grandi piloti”, smentendo anche eventuali strascichi portati dopo lo scontro “fratricida”: “si sono chiariti subito”. Ora però serve una vittoria per fugare anche gli ultimi dubbi circa il gap con la Mercedes: “La macchina è buona – ha concluso il numero uno di Maranello -, lo scorso anno in sede di progettazione abbiamo privilegiato la competitività perché il gap dalla vettura tedesca era ancora grande: ovvio che ne abbia sofferto l’affidabilità. Oggi abbiamo entrambe le qualità. Andiamo in Russia con fiducia”. I tifosi sono autorizzati a sognare in grande.
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