Ferrovie, che grande passione!
Don Emilio Salatino ci racconta il suo amore per il modellismo e lo studio dei treni
Don Emilio Salatino, classe ‘63, originario di Scalzati (Casali del Manco), parroco a Spezzano della Sila, è da sempre un grande appassionato e studioso dei treni e delle ferrovie con uno sguardo particolare a quelle del nostro territorio.
Quando nasce la tua passione?
Da bambino, con il primo trenino regalato da mio padre. Fu così che iniziai. La prima riproduzione la feci ai tempi delle scuole medie. Poi continuai anche da grande. A San Giovanni in Fiore realizzai il primo plastico vero e proprio, insomma di dimensioni ragguardevoli, perché avevo a disposizione molto spazio. Ovviamente le dimensioni dei miei plastici sono state sempre “condizionate” dalle stanze che avevo a disposizione.
Quella per i treni è una passione che accompagna tanti ragazzi.
È vero, anche se poi per molti crescendo svanisce. Nel mio caso si è mantenuta perché ho sempre nutrito molto interesse per i treni del nostro territorio, delle gloriose Calabro Lucane. Questo mi ha sempre consentito di restare legato con i ricordi alla mia infanzia. Poi, prima di entrare in seminario tra i frati, ero anche vincitore di concorso nelle ferrovie. Rinunciai per rispondere a un’altra chiamata, ma non ho voluto abbandonare del tutto il mondo dei treni “ripiegando” sul modellismo che mi ha consentito anche di acquisire una buona manualità.
Parliamo dell’ultimo plastico realizzato.
Quello che vedranno i lettori in fotografia l’ho iniziato nel 2014; quindi più o meno sei anni di lavoro tra alti e bassi. Riproduce la stazione di Casole-Trenta. Ho poi inserito un passaggio a livello in uscita che vuole richiamare quello di Cosenza-Casali. Ho aggiunto ancora una piattaforma girevole, che in realtà lì non esiste, per mostrare come si gira una automotrice monodirezionale. C’è, ancora, il passaggio a livello di Cannavà (una frazione di Taurianova) e la stazione di Papasidero. Insomma ho scelto delle stazioni e dei luoghi rappresentativi.
Com’è stata vista dai confratelli la tua passione?
Quando ero postulante al convento di Pietrafitta sono riuscito anche coinvolgere alcuni confratelli. Lì realizzai un plastico (unendo due tavoli da ping pong) con il sistema analogico che consentiva di far camminare un solo treno alla volta… poi arrivò il digitale che consente di gestire tutto il percorso in maniera articolata.
Sentendoti raccontare si capisce anche quanto sei esperto in materia… quanto è importante per un sacerdote coltivare un hobby?
Non sono il primo sacerdote appassionato di treni e modellismo. Tra gli illustri predecessori vorrei citare, come esempio, monsignor Chiavacci di Firenze. A me ha dato anche la possibilità di incontrare e instaurare un rapporto con tanti ferrovieri con i quali, oltre alla passione comune, si è anche iniziato un approccio di tipo pastorale. Lo trovo comunque molto utile per scaricare le tensioni delle giornate in parrocchia. Poi, in questo periodo di pandemia, dopo la preghiera, la celebrazione eucaristica e il tempo dedicato allo studio e alla ricerca, è stato un modo per distrarmi con qualcosa che mi appassiona.
Una passione che ti ha portato a scrivere anche alcuni volumi che ti hanno anche consentito di indagare e ricostruire alcuni pezzi della storia del nostro territorio.
Ho scritto un volume per i cento anni della Ferrovia Cosenza-Rogliano a quattro mani con Fedele Sirianni; poi, per la collana del parco della Sila “In treno sulla Sila. La Ferrovia di San Giovanni in Fiore e le altre ferrovie minori”. È vero, i libri sono stati anche il modo per indagare come le ferrovie hanno accompagnato lo sviluppo di alcuni paesi che sono stati toccati dalle rotaie aiutando diversi territori della nostra regione ad uscire dall’isolamento economico e culturale. Fu grazie al collegamento stabile e sicuro che tanti ebbero la possibilità di andare a scuola a Cosenza. Rogliano e San Giovanni, ad esempio, beneficiarono molto delle linee ferroviarie registrando un numero di diplomati maggiore rispetto ad altre aree che non potevano godere di questo collegamento. Solo per fare un esempio, è opportuno ricordare che fino al 1952 la strada che collegava la Sila alla città era in terra battuta, quindi con l’arrivo della pioggia e della neve per i mezzi era impossibile raggiungere Camigliatello. Grazie alla ferrovia si ebbe invece un collegamento stabile già dal 1931.
Prima di salutarci svelaci quali sono i progetti in cantiere.
Intanto sto arricchendo e rivedendo un mio volume che si chiamerà “Quel binario in mezzo ai pini”. Dal punto di vista del modellismo, invece, vorrei passare alle ferrovie da giardino… quindi dalla scala “H0m” alla scala “G” che è un po’ più grande e quindi mi occorrerà più spazio. Per questo ho pensato di realizzarlo nel giardino della canonica. Vorrei riprodurre un pezzo della ferrovia della Sila.
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