I quattro del Rinascimento
Masolino da Panicale, Masaccio, Leon Battista Alberti e Filippo Brunelleschi.
Siamo a Firenze, presso la chiesa di Santa Maria del Carmine, nella Cappella Brancacci che rappresenta un sodalizio di storia e di arte grazie al meraviglioso ciclo di affreschi, datato 1425-26, e dedicato alle storie di san Pietro. Per questa monumentale impresa Felice Brancacci, il committente, chiamò due artisti: Masolino da Panicale, già affermato maestro e il giovane Masaccio. Osservando le varie scene, un particolare inserito nell’episodio di “San Pietro in cattedra” attira la nostra attenzione. All’estremità della scena sono rappresentati quattro personaggi del tempo. Chi sono? E perché la loro presenza lì, cosa ci vogliono comunicare? Si tratta di quattro importanti artisti: Masolino, quello più piccolo e quasi nascosto, Masaccio grande e corpulento, e poi ci sono i due celebri architetti, Leon Battista Alberti e Filippo Brunelleschi. Il perché della loro presenza è invece legato strettamente a quel 1426: siamo alle soglie di una nuova era per l’arte e per le lettere e saranno proprio questi uomini, quasi stringendo un patto, a spingere l’acceleratore oltre il muro del Medioevo e a dar vita al Rinascimento.
Masolino era il veterano del gruppo, con un piede ancora nell’arte tardogotica ma allo stesso tempo così acuto da comprendere che il lessico figurativo cercava espressioni nuove. Raffinato e dotato di un’agile manualità rappresenta, nella Brancacci, la “Tentazione di Adamo ed Eva” raffigurando i due progenitori come sinuose silhouette, sereni nei volti ma, ecco la novità, in essi è presente una sensibile carica umana. Più tardi, a Roma, si confronterà con l’antico e con il tema dei Summi Viri, affrescando una intera sala del Palazzo di Montegiordano, residenza del cardinale Giordano Orsini, con gli Uomini Illustri e le Età del Mondo.
A Masolino fa eco, sempre nella Brancacci, Masaccio con la “Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre”. Le proporzioni sono equilibrate e perfette ma i loro corpi sono come soggiogati dal peso del peccato che rende l’incedere difficoltoso, particolarmente evidente nel curvarsi di Adamo mentre con le mani si copre il volto dalla vergogna. Il realismo angoscioso della punizione si trasforma, poi, nel grido straziante di Eva che irrompe nel silenzio. Se l’incipit della nova pictura si può leggere in queste figure, è nelle storie di San Pietro che il ventenne supera il maestro, con una chiarezza narrativa che è al pari degli antichi bassorilievi romani. Dimensione umana e forza spirituale si accordano nella figura classicheggiante dell’apostolo, austero e monumentale nella forma.
Passiamo al terzo personaggio è l’intellettuale del gruppo, Leon Battista Alberti. Dotato di una personalità forte e decisa, esule per condizione familiare, egli è pienamente rinascimentale per quella fiducia umanistica nelle capacità del proprio tempo. Più teorizzatore che architetto, non seguì mai direttamente i propri cantieri occupandosi principalmente di dettare le linee guida, eppure tutte le città della Rinascita non poterono far a meno di improntare le proprie costruzioni agli armonici ordini albertiani.
Infine c’è un personaggio un po’ schivo, magrolino e sottile, ma non bisogna farsi ingannare dall’aspetto, è Filippo Brunelleschi, l’architetto per antonomasia. È suo il sigillo di Firenze, la Cupola di Santa Maria del Fiore “erta sopra e’ cieli, ampla da coprire con sua ombra tutti e’ popoli toscana, fatta sanza alcuno aiuto di travamenti o di copia di legname, quale artificio certo, se io ben iudico, come a questi tempi era incredibile portersi” (De pictura). Le sue costruzioni sono caratterizzate dalla purezza formale, dal ritorno degli ordini classici, dagli archi a tutto sesto e dalla prospettiva lineare e centrica. Il Rinascimento nasceva grazie a quattro amici, quattro geni visionari, artisti e umanisti.
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