L’eccesso del desiderio. Tra vendetta e misericordia
La premessa alle argomentazioni si fonda sull’assunto secondo cui l’essere parlante è un animale desiderans
L’ultima fatica di Antonella Doninelli, L’eccesso del desiderio. Tra vendetta e misericordia, pubblicato per i tipi di Interlinea, nella collana Alia, trova una sua specificità all’interno del dibattito filosofico contemporaneo, proponendo al lettore una riflessione concettuale sul tema del desiderio.
La premessa principale alle argomentazioni promosse dall’autrice si fonda sull’assunto secondo cui l’essere parlante «è un animale desiderans, che attende e ricerca ciò che gli manca, ma di cui porta in sé nostalgia» (p. 17).
Da ciò ne consegue che il soggetto umano si costituisce nella relazione con l’Altro, intesa – sulla scorta della lettura che di Jacques Lacan ne fa Massimo Recalcati - come «metonimia della mancanza-a-essere». Cambia sì, di volta in volta, l’ oggetto desiderato ma non la sua struttura, ciò che lo definisce. Non c’è vita senza desiderio. Già Pierre Legendre, seguendo Lacan, suggeriva che l’essere umano si costituisce in quanto simbolo vivente (dal verbo greco ballô), tensione continua, ricerca del perduto. Tuttavia, l’eccesso del desiderio, come evoca già il titolo di questo lavoro, è, nell’economia del discorso, rappresentato dalla hybris, vale a dire dalla «tendenza a superare i propri limiti creando nuove possibilità, ma al tempo stesso correndo il rischio di distruggere se stesso, preso dall’incapacità di porre una misura a tale tendenza» (p. 50).
In quest’impasse che si dà tra il desiderio e il suo eccesso, la via della «castrazione simbolica», ossia di ciò che nel glossario lacaniano indica la coscienza del limite, il realizzarsi nella finitudine, la ricerca prudente del réel e non della réalité, fa sì che il limite divenga la vera opportunità. Appare come il motore della realizzazione di sé, non già della frustrazione. È così che diviene chiara la sentenza lacaniana: «l’unica colpa di un soggetto è quella di cedere sul proprio desiderio».
È l’annullamento del limite che conduce alla sofferenza: «se la relazione idolatrica è rivolta all’Altro, si perde il contatto col proprio desiderio, se la dimensione idolatrica riguarda il proprio desiderio, si perde la relazione con l’Altro» (p. 115).
La soluzione, ci persuade Doninelli, sta nel guardare a Cristo, modello perfetto, accettazione serena dell’unicità di ciascuno, vero motore di trasformazione dei propri limiti in occasioni.
Il volume verrà presentato il 17 giugno, alle ore 18:30, presso l’antico Episcopio di Bisignano, a cura del Centro Studi Humiliani e grazie al supporto del consigliere Francesco Guido, con i saluti di Rosario Perri e del vicario don Cesare de Rosis, che collabora con don Pasquale Traulo. Ci saranno gli interventi dell’autrice, di Luca Lupo (DISU, UNICAL) e di Luca Parisoli (DISU, UNICAL).
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