Enrico Berti incanta gli studenti dell'Unical
La lectio magistralis del massimo studioso di Aristotele mette in luce il nesso imprescindibile tra filosofia e filologia
Un lungo viaggio a fianco di Aristotele quello di Enrico Berti, massimo conoscitore della filosofia dello Stagirita, che ci confessa il valore che il filosofo ha avuto nella sua vita di studioso e di uomo. “Ho imparato che per fare filosofia dobbiamo conoscere i grandi filosofi del passato e senza dubbio Aristotele è colui che ha influenzato la filosofia occidentale in tutte le sue parti la logica, la fisica, l’etica. Quindi – ci dice con palpabile umiltà – sono contento di aver fatto questo. Come uomo mi ha dato soddisfazione la vita dello studioso: sono consapevole di essere stato molto fortunato perché ho potuto fare della mia passione, come disse per primo Paul Ricoeur e io lo ripeto e lo condivido, la mia professione”. L’umiltà dei saggi per natura colma, ogni volta, di stupore chi ne viene a contatto ed è con quest’animo che gli studenti hanno ascoltato la lectio magistralis del professore Berti, lo scorso 4 maggio all’Unical, sulla “teologizzazione” della metafisica di Aristotele nel neoplatonismo.
L’incontro è stato voluto da Luca Parisoli, professore di filosofia all’Unical, che dopo i saluti iniziali ha passato la parola ad Antonella Doninelli, professoressa di filosofia all’Istituto Teologico Cosentino che ha curato la presentazione sull’ultima traduzione di Berti della Metafisica di Aristotele, pubblicata lo scorso anno per i tipi della Laterza, prima di dare la parola all’autore.
Berti, a questo punto, esordisce dando motivazione sul "perché" di una nuova traduzione in italiano, mettendo in luce lo stretto rapporto tra filologia e filosofia: la nuova traduzione, basata sull'edizione critica di Ross, si conclude con la consapevolezza del limite principale di ogni lavoro del traduttore, vincolato al suo legame con il tempo in cui scrive e allo stato degli studi sull'argomento. Delle opere di Aristotele, ricordiamo, che a noi sono giunti solo quaderni d’appunti destinato a suoi discenti.
Berti ha deciso di basarsi quasi sempre sui manoscritti detti del “gruppo o famiglia Alpha” redatti tra il IX e il X secolo d. C.; gli altri “della famiglia detta Beta”, sono riconosciuti, da studi recenti, come influenzati dal commento di Alessandro di Afrodisia, professore con nomina imperiale, che nel 200 d.C. leggeva Aristotele sotto la forte influenza della scuola Neoplatonica.
Da Alessandro di Afrodisia, in poi, il Primo Motore Immobile diviene l’Uno plotiniano oppure il Dio creatore delle religioni giudaico-cristiana, o ancora il Dio unico, causa di ogni verità nella fede islamica. Gradualmente alcune parti venivano espunte, come nel caso di Lambda (XII) dedicato alla ricerca dei principi di tutte le cose e alla dimostrazione che la causa prima non sono le Idee, i numeri ideali, i princìpi di Platone, ma è il Primo Motore Immobile evidenziandone con forza la necessaria distinzione tra la “filosofia prima” aristotelica e una sorta di teologia come la intendiamo noi, concezione del tutto estranea allo Stagirita.
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