La saga di 007 in prima serata
Su Rai3 il ciclo di film “Il mio nome è Bond”.
Fra le molte brutte notizie che il piccolo schermo ci propone in questi giorni, c’è anche spazio per un po’ di evasione tradizionale. Dallo scorso giugno, Rai3 ha deciso di riproporre in prima serata l’intera serie dei film dedicati all’agente 007 James Bond, personaggio nato negli anni Cinquanta dalla penna di Ian Fleming. Nonostante l’avvicendarsi di vari interpreti – da Sean Connery a Roger Moore, da Timothy Dalton a Pierce Brosnan fino al contemporaneo Daniel Craig – le trame dei 23 film della serie, proposti in ordine cronologico, mantengono alcuni tratti peculiari di forte riconoscibilità dal 1962 a oggi. Fu “Dr. No”, tradotto in Italia con il titolo “Agente 007 – Licenza di uccidere”, il primo film della serie, per la regia di Terence Young, ispirato all’omonimo romanzo scritto da Fleming nel 1958. Pare che la produzione volesse affidare la parte del protagonista a Cary Grant, ma poi la scelta cadde su Sean Connery e, alla luce degli sviluppi successivi, si rivelò vincente.
Il personaggio più riconoscibile, evidentemente, è il protagonista assoluto: James Bond. Il suo nome fu ispirato all’autore da una persona vivente, un ornitologo americano di cui Fleming aveva letto un libro. Nonostante il personaggio sia di pura fantasia, lo scrittore ne scrisse un’accurata biografia che agli occhi di molti lettori lo rese, se non vero, almeno verosimile come agente segreto.
Nonostante sia una figura puramente letteraria, l’agente 007 ha una sua biografia, inventata ad hoc dall’autore che lo ha creato. Nato nel 1924 da padre scozzese e madre svizzera, rimase orfano a 12 anni perdendo i genitori in un incidente alpinistico. Allevato da una zia in un villaggio del Kent, riuscì a entrare a Eton da cui fu espulso dopo soli due anni a causa di una relazione sentimentale con una cameriera. Da lì passò a Fettes, dove si distinse per gli ottimi risultati scolastici e sportivi. Nel 1941 entrò nel Ministero della Difesa iniziando a lavorare per l’M16, il servizio segreto britannico con sede a Regent’s Park a Londra. E da lì prese avvio la saga delle sue avventure.
Nella sua “carriera” di agente segreto al sevizio di Sua Maestà la Regina di Inghilterra, il Bond cinematografico ha ucciso più di 200 cattivi, conosciuto una sessantina di affascinanti “bond girl”, bevuto una lunga serie di drink a base di Champagne o Vodka martini “agitato, non mescolato” e pronunciato puntualmente la frase di autopresentazione “Piacere… Bond, James Bond”. I suoi nemici storici sono il Kgb, la Spectre (Special Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion) guidata dal perfido Ernst Stavro Blofeld e una serie di altri cattivi di turno, assoldati alla bisogna dai vari malfattori che spesso hanno l’obiettivo di conquistare il mondo intero.
Il successo delle operazioni di Bond si deve, oltre che alle sue doti e al suo intuito, anche al prezioso supporto di “Q” – ovvero Quartermaster – il maggiore Goeffrey Boothroyd che nel quartier generale dell’M16 si occupa del settore tecnologico capace di sviluppare armi segrete e gadget “offensivi” di cui lo 007 si avvale a profusione…
Sarà per quel fascino tipicamente vintage dei primi film della serie, sarà perché rivedere certi attori in età giovanile fa sempre piacere, sarà perché alcuni “trucchetti” da agente segreto avveniristici per quei tempi mantengono tuttora il loro tecno-fascino, sta di fatto che queste pellicole si guardano volentieri anche sul piccolo schermo.
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