Mostre imperdibili: “Dai Visconti agli Sforza”, “Sotto il segno di Leonardo”
Viaggio nell'arte della città meneghina che si mostra a Expo.
Questo articolo vuole fare due soste a Milano. La prima a Palazzo Reale dove sono in corso due mostre imperdibili per i visitatori di Expo 2015: “Arte lombarda. Dai Visconti agli Sforza. Milano al centro dell’Europa” (fino al 28 giugno) e “Leonardo da Vinci 1452-1519. Il disegno del mondo” (fino al 19 luglio), la seconda al Museo Poldi Pezzoli con la rassegna “Sotto il segno di Leonardo. La magnificenza della corte sforzesca nelle collezioni del Museo Poldi Pezzoli” (fino al 28 settembre).
Era l’anno 1958, quando una Milano che correva solo sulle linee dei tram accoglieva uno straordinario evento per l’epoca, ovvero la mostra “Arte lombarda dai Visconti agli Sforza”. Nell’introduzione al catalogo di allora era il celebre storico dell’arte Roberto Longhi ad affermare che la volontà era quella di “sciogliere la cultura lombarda dagli ultimi ma ostinati residui del lungo complesso d’inferiorità che l’ha ostinatamente tenuta in soggezione al confronto d’altre regioni d’Italia”. Lo spirito pioneristico che muoveva in quegli anni gli animi della critica aveva tutto il fascino ‘romantico’ della scoperta, in un atteggiamento che fu ampiamente soddisfatto da un’esposizione che effettivamente mise in luce la straordinaria ricchezza dell’arte lombarda tra XIV e XV secolo. Attraversando quindi le tre mostre allestite oggi nella Milano dell’Esposizione Universale, non si può non ricordare quell’evento che ha spalancato gli studi e le ricerche sull’arte in Lombardia.
A partire dall’ultimo scorcio del Trecento fu la corte dei signori di Milano: Gian Galeazzo (1385-1402) e Filippo Maria Visconti (1402-1447) a produrre opere di straordinaria bellezza, che nascevano dalle mani di artisti che facevano invidia alle botteghe transalpine attive in quegli anni nella Fabbrica del Duomo di Milano. Un marchio d’eccellenza era l’Ouvraige de Lombardie, termine che in Europa identificava le produzioni lombarde che comprendevano opere di scultura, pittura, miniatura e oreficer ia. Parlando di grandi maestri emerge il nome di Michelino da Besozzo, artista completo e massimo interprete dello stile raffinatissimo del cosiddetto gotico internazionale.
In mostra tra le tante opere esposte si può ammirare una tavola dalla controversa attribuzione e assegnata alla mano di Stefano di Giovanni: “La Madonna del roseto” (Verona, Civici Musei d’Arte - Museo di Castelvecchio). La poetica dell’immagine consiste in un gioco di eleganza e precisione con la Vergine malinconica che sorregge il Bambino Gesù, seduta in un giardino popolato di una fitta vegetazione, dove esili angioletti sembrano danzare tra le rose. La Santa Caterina d’Alessandria esile ed eterea è parte della scena ma non vi partecipa, così intenta, com’è ad intrecciare ghirlande di fiori, sembra piuttosto una dama.
Per altre vie si diresse l’arte in Lombardia con l’avvento di Francesco Sforza (1401-1466) e sotto Ludovico il Moro (1452-1508), quando il genio di Leonardo da Vinci giunse a Milano per lasciarvi capolavori assoluti. La mostra che raccoglie oltre duecento opere esprime al meglio quella che è stata l’impronta del maestro nel restituire al disegno l’altissima dignità che meritava tra le arti maggiori, dai disegni del Codice Atlantico dell’Ambrosiana fino a quelli provenienti dalla Royal Collection di Londra per giungere al celeberrimo “Uomo Vitruviano”, icona del Rinascimento, in prestito dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Giungiamo infine alla mostra del museo Poldi Pezzoli che, facendo da trait d’union alle due esposizioni in Palazzo Reale, espone opere che fanno parte della sua collezione permanente, ma che arricchiscono di senso l’evoluzione della pittura lombarda dalla “Madonna della rosa” di Giovanni Antonio Boltraffio alla restaurata tela della “Riposo durante la Fuga in Egitto” di Andrea Solario.
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