Sulle rive del Giordano la storia venne sfiorata dall'eternità
Il riconoscimento da parte dell'Unesco ripropone il tema della storicità di Gesù. Della storicità, reale e concreta, della figura di Gesù di Nazareth. Dopo questa proclamazione, si dovrebbe sostare e riflettere: l’uomo Gesù, per noi cristiani l’Uomo Gesù, è realmente vissuto, esistito. Noi che viviamo osservando migrazioni, guerre, eccidi, che si perpetrano costantemente contro i più deboli e più poveri, se riuscissimo a comprendere il messaggio lanciato dal luogo e, in fin dei conti, accolto dall’Unesco, dovremmo trarre conclusioni che portino alla pace, alla comprensione fra i popoli, all’accettazione reciproca.
Al-Maghtas in arabo significa battesimo o immersione, la località è collocata sulla riva est del Giordano, fiume dall’acqua impetuosa, come indica l’etimologia del suo nome, considerato una magnificenza e che ha sempre accompagnato la storia d’Israele.
Un luogo biblico in cui la presenza dell’Altissimo si è rivelata nei secoli. Punto in cui la storia dell’umanità venne sfiorata dall’eternità, punto che lega la persona umana al mistero divino.
Sulla sponda orientale era anche apparso il carro di fuoco che avrebbe innalzato il profeta Elia.
Gli ebrei in questo punto avevano attraversato il Giordano nel momento della loro rinascita: da schiavi in Egitto, liberi nella terra promessa.
Nel Vangelo di Giovanni si legge “Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando”. Il riferimento è al Battesimo di Gesù che sarebbe avvenuto il giorno successivo alle domande poste dai leviti e dai sacerdoti a Giovanni Battista, mediatore di salvezza, sulla sua persona e sul suo agire. Battesimo simbolo di morte e di rinascita, di vita toccata dal peccato e risanata dalla grazia. Una purificazione che apriva all’ascolto della voce di Dio che invitava alla conversione.
Un luogo che è stato meta, fin dai primi secoli del cristianesimo, per i pellegrini e che ha visto sorgere, nei dintorni, chiese e monasteri.
Le sole rovine archeologiche però non bastano per farne un luogo di ricordo salvifico, al limite potrebbe essere considerato un luogo d’arte, un luogo in cui lo spirito creativo della persona umana o di una civiltà ha saputo esprimere la Bellezza.
Il messaggio silente invece che colpisce chi vi si porta, è connotato diversamente: nella indubbia amenità del luogo, si coglie un qualche cosa di diverso che parla di una realtà incisa su quella terra, su quelle acque che fluiscono. L’Unesco riconoscendolo, laicamente, Patrimonio dell’Umanità, in frangenti in cui i monumenti religiosi, i grandi templi, i monasteri vengono ridotti a macerie, proclama che lo sguardo delle persone ha bisogno di posarsi su quanto richiama la mente e il cuore e permane.
I grandi dibattiti o le dispute filosofiche o teologiche, sul Gesù storico o sulla storicità, reale e concreta, della figura di Gesù di Nazareth, dopo questa proclamazione, dovrebbero sostare e riflettere: l’uomo Gesù, per noi cristiani l’Uomo Gesù, è realmente vissuto, esistito.
La tradizione evangelica non è una narrazione che manchi di realtà, anche se non vuole essere una cronaca o una cronistoria, perché vuole trasmettere l’incontro con il Salvatore dell’umanità.
Il Battesimo di Gesù è sempre stato considerato dai Padri della Chiesa, i più vicini storicamente agli eventi, come una nuova creazione, con lo Spirito sceso come colomba che si posò sul Figlio di Dio per rinnovare la creazione in legami di fraternità e di pace.
Noi che viviamo osservando migrazioni, guerre, eccidi, che si perpetrano costantemente contro i più deboli e più poveri, se riuscissimo a comprendere il messaggio lanciato dal luogo e, in fin dei conti, accolto dall’Unesco, dovremmo trarre conclusioni che portino alla pace, alla comprensione fra i popoli, all’accettazione reciproca.
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