Un duo di investigatori pasticcioni ma simpatici
Sono i protagonisti della commedia brillante “The Nice Guys”.
Due detective nella Los Angeles degli anni Settanta, tra il rutilante mondo del cinema, i politici corrotti, le feste nelle ville con piscina, gli sfarzi e gli eccessi. Sembra di raccontare un romanzo del grande novellista noir James Ellroy, che, con le sue opere, ha ossessivamente ricostruito l’affresco della sua città, una Los Angeles amata e odiata al tempo stesso, luogo reale ma anche dell’immaginario, la fabbrica dei sogni ma anche quella degli incubi. A differenza dei libri “neri” di Ellroy, però, storie che il più delle volte mescolano fatti e personaggi veri con eventi e protagonisti inventati, i due detective della storia di cui parliamo sono due pasticcioni, imbranati, non troppo intelligenti, coinvolti loro malgrado in situazioni più grandi di loro e che non sanno come risolvere. Sono anche ironici, però, simpatici farabutti che, dopo essersi incontrati fortuitamente, devono lavorare insieme e scoprono di essere un’ottima accoppiata, lavorativa e amicale.
La storia che stiamo raccontando è quella narrata dal film “The Nice Guys”, diretto da Shane Black, famoso soprattutto per essere lo sceneggiatore dei fortunatissimi “Arma letale” con Mel Gibson e Danny Glover. Un regista e uno sceneggiatore, dunque, che pone al centro delle sue storie due protagonisti, antitetici, che però proprio grazie alle loro differenze creano un duo perfetto, imbattibile e divertentissimo. I “buddy movies” sono quasi un genere a sé nel cinema di Hollywood: basti pensare, nel passato, a Dean Martin e Jerry Lewis o alla “strana coppia” Jack Lemon e Walter Matthau, solo per fare due esempi, pellicole incentrate sul rapporto di amicizia tra due persone dello stesso sesso dove, spesso, le cose cominciano in maniera conflittuale e soltanto dopo si trasformano in una relazione di fiducia e di affetto. Esattamente la stessa parabola narrativa che “The Nice guys” ripropone, aggiungendo un nuovo tassello a questo genere cinematografico.
Los Angeles, 1977. Da qualche tempo nella città degli angeli tira una brutta aria, l’inquinamento soffoca gli uccelli e la criminalità uccide le star(lette). A indagare ci pensano Jackson Healy e Holland March, il primo ammonisce le persone a suon di pugni, il secondo le rintraccia per conto terzi. Investigatori maldestri, Holland e Jackson si incontrano intorno al caso di Amelia, una giovane attrice di film per adulti in fuga dai sicari che tre giorni prima hanno ucciso il suo fidanzato, regista sperimentale bruciato con la sua casa e le sue pellicole, e Misty Mountains, amica e diva del genere precipitata con la sua auto giù dalla collina. Assoldati dalla madre di Amelia, amministratrice di giustizia “giustiziera”, i nostri scoprono molto presto che niente è quello che sembra. Lanciati all’inseguimento dei cattivi, si accompagnano loro malgrado con Holly, la brillante figlia di Holland che non ha nessuna intenzione di aspettare papà a casa.
Il film è ottimamente scritto, pieno di battute brillanti e una buona dose d’azione, supportato da una colonna sonora d’annata che invita a ballare e trova il suo punto di forza nei suoi due protagonisti: Russel Crowe e Ryan Goslin, che seguono e dettano i tempi comici come se avessero sempre fatto commedie (mentre, in realtà, sappiamo bene che si sono imposti nell’immaginario popolare grazie a film drammatici). Un godibile film per adulti, leggero e non impegnativo, che ci rammenta come il cinema sia anche uno spettacolo capace di intrattenerci piacevolmente per due ore. Un mezzo per ricordarci la forza di un bel racconto.
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