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4 luglio, Cattedrale: quegli assenti giustificati, ma sempre in comunione

Il duomo cosentino era stracolmo per l'inizio del ministero episcopale di monsignor Francesco Nolè. Ma in tanti, per forza maggiore, non hanno potuto esserci. Anche a loro si è rivolto il pensiero dell'Arcivescovo.

4 luglio, Cattedrale: quegli assenti giustificati, ma sempre in comunione

Carcerati, ammalati, religiosi di clausura, laici impegnati in attività caritative…tanti gli “assenti giustificati”, che non hanno potuto partecipare alla prima Santa Messa celebrata da Mons. Nolè, il 4 luglio scorso, nella Cattedrale di Cosenza. Eppure il pensiero del nuovo vescovo durante l’omelia ha abbracciato anche i fedeli “ultimi”,  lontani solo fisicamente, ma in intensa comunione spirituale. Mons. Nolè, in un passaggio chiave dell’omelia, ha espresso il desiderio “di favorire un atteggiamento di ascolto reciproco: Vescovo e sacerdoti, sacerdoti e laici, genitori e figli, e tutti insieme ascoltare ed accogliere pazientemente i desideri e i bisogni dei poveri, degli ultimi, dei giovani in cerca di lavoro e di verità, in ascolto delle domande profonde e inquietanti che ci vengono dalla società e dalle periferie, dalle carceri e dagli ospedali, dalle case per anziani e dagli immigrati, dalla cultura e dal creato”. Un riferimento anche ai tre monasteri di clausura, esplicito, diretto, nel primo messaggio che l'Arcivescovo ha voluto mandare alla sua Chiesa. Un pensiero che non ha tradito il clima di attesa e di partecipazione spirituale con il quale “gli ultimi”, assenti giustificati, hanno accolto il nuovo pastore. Attesa vissuta nella preghiera, carica di speranza, nelle tante periferie esistenziali cosentine. L’annuncio di Cristo, infatti, riesce ad oltrepassare le barriere fisiche create dalla caducità dei corpi, dalle pene comminate dalla legge o dagli impedimenti di forza maggiore. C’è una unità nella Chiesa che affonda le radici nell’Unico che era, che è e che viene. Ecco perché non mancava nessuno  sabato durante la celebrazione di lode a Dio per il nostro Francesco. Innestati nell’Amore filiale per la Chiesa, vicini o lontani dal luogo fisico della festa, si può gioire perché un nuovo pastore possa essere guida illuminata dallo Spirito Santo. Ogni dolore, sofferenza o mancanza, ogni sacrificio è stato portato sull’altare dal nuovo Vescovo di Cosenza, per ricominciare il cammino reso nuovo non dalla persona ma da Cristo stesso che manifesta la sua compagnia all’uomo, in qualsiasi condizione esso si trovi. L’abbraccio del Vescovo alla diocesi non è mancato. Ora tocca ai fedeli, vicini o lontani, essere docili all’ascolto e perseveranti nel cammino.

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