Ad Amantea mons. Xuereb si è sentito a casa
La visita dell'arcivescovo titolare nella sua diocesi calabra. La bella accoglienza del popolo "mantiota".
“La Calabria è una delle regioni più ricche d’Italia, circondata dal mare e dalla montagna. Questa diocesi – quella di Cosenza – Bisignano, ha tanti doni. Abbiamo i santi, vocazioni sufficienti, gente che si spende col lavoro, tanto volontariato”. Le parole di monsignor Francesco Nolè, arcivescovo metropolita di Cosenza – Bisignano, fanno da corona alla visita di monsignor Alfred Xuereb alla sua diocesi titolare, di Amantea. La cittadina tirrenica, il 25 e 26 gennaio scorsi, ha conosciuto il suo Arcivescovo, quello che ne ha “la cura spirituale”, come mons. Xuereb, già segretario di papa Benedetto XVI e di papa Francesco, ha detto. Lo hanno accolto le autorità, ma soprattutto i cittadini. Gli si sono avvicinati come se lo conoscessero da sempre.
Un calore che lo stesso monsignore sottolineerà più volte. “Mi danno anche del tu”. Perché, soprattutto nel centro storico, le porte delle case sono ancora aperte e, insieme ai bar, esprimono presenza di comunità. Una bella comunità, insomma, nella quale sono chiamati a operare i frati minori conventuali, guidata da frà Rocco Predoti. La chiesa di San Biagio, nella via Duomo, è illuminata per accogliere l’Arcivescovo titolare. Dopo 1000 anni Amantea ritorna ad avere la dignità di diocesi. Quando sale le scale della chiesa, mons. Xuereb è accompagnato da mons. Nolè, mentre a fare da corona è l’arciconfraternita del Rosario. Alla fine della celebrazione, quando il fiume dei saluti è terminato, il presule maltese, con lunga esperienza oltre le mura leonine, si ferma pure a guardare il presepe. Accompagna l’intera navata di destra, la riproduzione della natività frutto della laboriosità del popolo “mantiota”. “Lo Spirito Santo fa fruttificare la nostra vita per compiere opere buone”, aveva detto mons. Xuereb in un’omelia che assomigliava tanto a una professione di fede, anzi nell’annuncio di sempre della gioia del Risorto. Una gioia che si fa sorriso, e magari anche stupore. “Arrivando in aereo, sorvolando su Lamezia, ho visto la bellezza del mare e della montagna insieme” – chiosa candidamente prima della benedizione finale l’Arcivescovo, oggi nunzio in Corea e Mongolia. Per meravigliarsi dell’abbraccio di gente semplice, basta chiedere al Signore di avere “un cuore umile, perché il cuore umile si apre; e un cuore che si apre permette alle grazie di scendere dal cielo e, come la pioggia di penetrare”. Amantea accende le luci per illuminare la notte, mentre i giovani si riversano per le strade per celebrare il sabato sera. Sulla collina, le case dell’antica Al Mantiah e i resti del Castello ricordano Rabat, la bella città maltese d’origine di mons. Xuereb. Forse è anche per questo che ad Amantea si è sentito a casa.
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