Al via la Grande e Santa settimana dell'Eparchia di Lungro
Inizia la settimana santa nella parrocchia Santissimo Salvatore di Cosenza di rito arbereshe. La spiegazione delle diverse celebrazioni da parte del parroco.
La Grande e Santa Settimana costituisce il cardine e il fondamento della fede cristiana. In essa si rivivono gli ultimi avvenimenti della vita di Gesù, che costituiscono il centro della vita della Chiesa e della storia della salvezza.
La Chiesa di Gerusalemme conosce sin dal IV secolo una Grande Settimana già strutturata, le cui celebrazioni avvenivano nei luoghi dove si era consumata la Passione di Gesù e che altre Chiese vollero recuperare, riprendendo i riti considerati più suggestivi e significativi.
La Chiesa di Bisanzio, attraverso i Sinassari e i testi Eucologici, ha realizzato una sintesi eccellente delle celebrazioni della Grande Settimana di Gerusalemme con funzioni liturgiche dal fascino impareggiabile.
I riti solenni della preghiera liturgica hanno inizio la sera della Domenica delle Palme con la celebrazione detta «Ufficio dello Sposo», che mette in evidenza il tema dell’attesa escatologica e della redenzione che si sta per compiere.
San Giovanni Crisostomo parlando di questi giorni santi li definisce: «Maggiori rispetto a tutti gli altri … perché in questi il Signore ha fatto cose straordinarie»[1].
La Grande e Santa Settimana della nostra Eparchia di tradizione bizantina, si basa su quell’antico e prezioso patrimonio e nelle sue solenni celebrazioni, la lettura della Sacra Scrittura, i temi celebrativi e gli eventi della salvezza sono scanditi secondo quel ritmo.
Nel Grande e Santo Lunedì la Chiesa pone davanti agli occhi del cristiano l’imminente giudizio divino; il credente è invitato a portare frutto per non fare la fine del fico maledetto che, non avendo alcuna utilità, fu seccato da Gesù.
Nel Grande e Santo Martedì il tema della parabola delle dieci vergini invita i fedeli ad essere assennati e prudenti: lo Sposo arriva come un ladro nella notte e solo chi è sveglio, con la lampada della fede accesa, lo segue al banchetto nuziale del Regno.
Nel Grande e Santo Mercoledì la liturgia presenta la donna peccatrice che offre a Gesù il suo unguento. Il processo di conversione della donna inizia nel percepire nel suo cuore la divinità di Cristo, il suo potere di guarire e la sua forza di perdonare e salvare. Il gesto di ungere i piedi immacolati del Signore manifesta il suo grande amore per Lui che gli assicurerà il perdono dei suoi molti peccati.
La liturgia invita i fedeli a imitarla, volgendo la loro vita verso il «più bello fra tutti gli uomini», offrendogli il profumo delle buone opere e baciando quei santi piedi che ci stanno accompagnando alla salvezza.
Nel Grande e Santo Giovedì, si commemora la lavanda dei piedi, l’ultima cena, la preghiera di Gesù nell’orto e il tradimento di Giuda.
I testi dell’ufficiatura richiamano la condanna per Giuda traditore mettendo in guardia il cuore di qualunque cristiano di fronte alla eventualità di tradire il Signore.
La mattina si celebra già il Vespro, con la liturgia di san Basilio e la lavanda dei piedi.
«Quando i gloriosi Discepoli nella lavanda della cena venivano illuminati, allora l’empio Giuda veniva ottenebrato dalla passione dell'avidità; e consegnava te, giusto giudice, a iniqui giudici».
In questo Tropario che apre l’ufficio del mattutino, i termini “illuminati” e “lavanda” sono da situare in un contesto battesimale: mentre Giuda entra nella notte, i discepoli sono illuminati.
Il Grande e Santo Venerdì è il giorno che la comunità dei credenti trascorre ai piedi della Croce. Nulla deve essere dimenticato riguardo a Colui che volontariamente si consegna e accetta le derisioni, le sofferenze, le crudeltà, il sangue, il dolore e la morte ignominiosa sulla croce, per la remissione dei nostri peccati e per la nostra salvezza.
Il credente, attraverso i minuziosi racconti evangelici, viene condotto a prendere consapevolezza del valore della sua redenzione. Nel supremo abbassamento, nella totale impotenza del Figlio «agnello immacolato», si manifesta la forza sconvolgente di Dio, Padre misericordioso, che glorifica il Figlio donando la salvezza al ladrone che lo supplica: «Ricordati di me».
«Nel Grande e Santo Sabato festeggiamo la sepoltura del corpo divino di Cristo e la discesa nell'Ade del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, per cui il genere umano è stato richiamato dalla corruzione e condotto alla vita eterna».
In questo testo del Sinassario è presente la ricchezza della liturgia del sabato. È il grande sabato del riposo, il Verbo uguale al Padre nella divinità e nella potenza, viene annoverato tra i morti; l’Ade vedendolo trema, perché il chirografo della condanna di Adamo è stato definitivamente stracciato dalla morte in croce del Signore della gloria. Adamo viene sciolto dalle catene e richiamato da Dio per la definitiva salvezza.
La Grande e Santa Domenica di Pasqua celebra la Risurrezione vivificante del Signore.
Dice l’apostolo Paolo: «Ora, se lo Spirito di Colui che risuscitò Gesù dai morti abita in voi, Colui che risuscitò da morte Cristo Gesù darà la vita anche ai vostri corpi mortali, in forza dello Spirito che abita in voi» (Rm 8, 11). Non è solo il Primogenito a essere risuscitato, ma tutto coloro che si renderanno conformi a Cristo e si lasceranno riempire dal suo Spirito vivificante. Sulla scia del trionfo di Cristo, i riscattati dal suo preziosissimo sangue, consapevoli dei benefici ricevuti, elevano in maniera forte, continua e incessante, l’inno pasquale: «Cristo è risorto dai morti; con la sua morte ha distrutto la morte e a coloro che giacevano nei sepolcri ha donato la vita».
* Protosincello
Vicario Generale e Moderatore della Curia
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