Conversione, penitenza e misericordia, sui passi di San Francesco
Si è aperto a Paola il convegno di spiritualità “Conversione del cuore, penitenza evangelica, opere di misericordia”. Il messaggio del card. Beaz de Aviz.
“L’Anno della misericordia e il sesto centenario della nascita di San Francesco ci invitano a compiere un itinerario evangelico, che vissuto in profondità supera la mentalità individualistica, narcisistica e egoistica favorendo una vera cultura della misericordia”. Lo ha detto padre Francesco Marinelli, aprendo a Paola (Cs) il convegno di spiritualità “Conversione del cuore, penitenza evangelica, opere di misericordia”. Il tema affrontato nell’assise, che si concluderà domani, “pur affondando le sue radici da sempre nella vita dei religiosi, rimane attuale per la storia che abbiamo il compito di costruire, in una società liquida che si accontenta di frammenti, del tutto e subito, restringendo lo spazio dei propri orizzonti” – ha detto padre Marinelli. “Le parole penitenza e sacrificio sono ostiche per l’uomo di oggi ma sono necessarie per fare l’esperienza della gioia del perdono. Dobbiamo ritornare a vivere il tempo presenti come l’oggi evangelico” – ha proseguito il sacerdote, che ha sottolineato come l’aspetto spirituale e di sobrietà è stato posto al centro dei festeggiamenti per il giubileo del fondatore, che ha come tema “Meno chiasso, più spiritualità”. Padre Marinelli ha ricordato che “San Francesco ha fatto dell’invito evangelico la regola di vita”. “Conversione, penitenza e misericordia non sono semplici parole – ha detto invece padre Gregorio Colatorti, correttore provinciale dell’ordine dei Minimi – ma un vero e proprio programma” per realizzare “quello che ci ha dato il santo della carità sociale”. Della “carità sacrificale” di San Francesco ha invece parlato monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, per il quale l’esempio è quello “di una vita vissuta in amore libero e totale”.
“Ridare forza del Vangelo a questo nostro momento storico”. È una delle priorità della Chiesa secondo il cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.“Celebriamo il sesto centenario della nascita di San Francesco nella cornice attualissima del Giubileo straordinario della misericordia” – ha esordito. Riflettendo sulla scelta di povertà minima del patrono calabrese, Braz de Aviz ha richiamato il “desiderio” di papa Francesco di “una Chiesa dei poveri e per i poveri”, sottolineando che “è necessario un ritorno al Vangelo, perché non possiamo vivere una vita secondo quanto ci chiede il Vangelo e un’altra alla stregua di quello che ci chiede la cultura di oggi”. Invitando “a non avere paura della riforma della Chiesa”, ha sottolineato che occorre “ritornare alla sinodalita’, a “camminare insieme, a cominciare dal modo di vivere sia l’episcopato che il sacerdozio, non diminuendo niente di quello che è il Vangelo, ma adattandolo ai tempi nuovi”. Per il porporato occorre “rifare e con ragioni approfondite la vita fraterna”, non solo nelle comunità religiose, ma anche “nella società e nel matrimonio”, perché “la nostra vita cristiana è prima di tutto vita in comune”. L’essenziale, per Braz de Aviz, che si riferisce non solo ai religiosi ma a tutti i battezzati, “è non perdere lo sguardo di Gesù sui fratelli, per donare una luce agli uomini e alle donne del nostro tempo”. Propizio, in questo, “il Giubileo della misericordia”, nel quale “troviamo il tempo favorevole della Chiesa perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti”. Rispetto alla cultura “individualistica” e “alla difficoltà di costruire dei rapporti”, “abbiamo bisogno di approfondire il senso della vita umana guardando alla realtà cristiana per trovare ragioni profonde per recuperare la capacità di incontrarci con gli altri”.
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