L'omelia di mons. Nolè nella Messa "in Coena Domini"
Gesù va a celebrare la Pasqua con i discepoli, ma la trasforma completamente. Non c’è più un animale da sacrificare, ma Egli stesso che si offre una volta per sempre al Padre, come sacrificio esaustivo, completo. Non ci saranno più sacrifici di animali perché Cristo, una volta per sempre, ha donato la vita e ha riscattato tutti noi. Ma ha fatto di più: prima di dare la vita sulla croce ha voluto rimanere con noi per sempre. Anzitutto per i discepoli, per rincuorali e rinforzarli prima della prova, della passione, poi anche per tutti noi.
Carissimi fratelli e sorelle,
siamo in comunione con tutta la Chiesa perché proprio in questa ora sta celebrando anche il Santo Padre la S. Messa “In Coena Domini”; in tutto il mondo si celebra questo giorno fondamentale che ci introduce, con il servizio e la carità, nel mistero pasquale.
Nella prima lettura dal libro dell’Esodo, ci viene raccontato il primo momento in cui si celebrava la Pasqua: il popolo viene liberato dalla schiavitù dell’Egitto per entrare nella Terra Promessa. In memoria di questo, Gesù va a celebrare la Pasqua con i discepoli, ma la trasforma completamente. Non c’è più un animale da sacrificare, ma Egli stesso che si offre una volta per sempre al Padre, come sacrificio esaustivo, completo. Non ci saranno più sacrifici di animali perché Cristo, una volta per sempre, ha donato la vita e ha riscattato tutti noi. Ma ha fatto di più: prima di dare la vita sulla croce ha voluto rimanere con noi per sempre. Anzitutto per i discepoli, per rincuorali e rinforzarli prima della prova, della passione, poi anche per tutti noi.
San Paolo, nella seconda lettura, è testimone di questo. Egli predica qualche anno dopo questi avvenimenti e racconta come si svolgeva la celebrazione eucaristica nella chiesa primitiva: «Io ho ricevuto dal Signore quello che vi trasmetto, e cioè nella notte in cui veniva tradito […]». “Nella notte in cui veniva tradito”: c’è sempre la notte, il buio, la tenebra , la sera, quando c’è il peccato. Poi c’è la luce, dove c’è Cristo: «Prese il pane, rese grazie, lo spezzò e disse: questo è il mio corpo che è per voi. Fate questo in memoria di me». Così con il calice.
Gesù è rimasto per darci forza, coraggio, per vivere con noi. Quindi anche in questi giorni di paura, di sofferenza, di timore per il futuro, di vita ristretta nelle nostre case, non dobbiamo aver paura, Egli è con noi, è sempre con noi.
Questi sono i tre gesti che Gesù compie: anzitutto si spoglia delle vesti normali e si cinge con quello che è chiamato “strumento del servizio”: si indossa il grembiule quando si deve compiere qualche lavoro che può sporcare. Ma Gesù compie un altro gesto: s’inginocchia, anche davanti a Giuda. Lui sapeva che l’avrebbe tradito.
E possiamo vedere questo ultimo gesto di Gesù come un gesto estremo di misericordia per salvare anche colui del quale aveva detto: «meglio per lui se non fosse mai nato». Gesù non si ferma. La sua misericordia va oltre quello che appare. Il giudizio del Signore è sempre un giudizio di misericordia e lava i piedi agli apostoli.
Però Giuda che ha dentro di sé, nel suo cuore, il tradimento, cioè il diavolo: non può perciò rimanere per l’Eucarestia. L’Eucarestia è per gli amici di Dio. L’Eucarestia è per coloro che lo accolgono, che sono in intimità con Lui. L’Eucarestia è per la vita, il peccato è per la morte. Ecco perché Giuda esce fuori. Ma in quel momento Gesù istituisce il sacerdozio.
Gesù vuole che tutto quello che Lui ha fatto continui nella vita di ogni giorno con servizi diverse. Come dice San Paolo, non tutti siamo profeti, non tutti siamo capaci di fare miracoli ma tutti siamo chiamati ad amare. Il sacerdote è frutto dell’amore di Dio per l’umanità, perché la Sua presenza possa continuare nel mondo attraverso i sacramenti, attraverso la proclamazione e la spiegazione della Parola, attraverso gli insegnamenti.
Il mio pensiero oggi va a tutti i sacerdoti della Diocesi che ogni giorno danno la vita per il proprio gregge. Ma il pensiero va anche ai novantanove sacerdoti deceduti in tutta Italia in questi giorni, alle tante suore, ai tanti medici e infermieri, volontari, persone anziane e deboli. In questi giorni veramente abbiamo assistito ad una gara di generosità: molti sapevano che il virus li avrebbe condotti alla morte, eppure sono andati ugualmente. Questi sono i martiri di oggi. Questa è la Chiesa di oggi. E chiedo ai cristiani di pregare per i sacerdoti. Nessuno di noi è senza difetto. Tutti possiamo sbagliare. Tutti sbagliamo. Ma la differenza non è tra chi sbaglia e chi non sbaglia. La differenza è tra chi sbaglia e chi, dopo averlo fatto, chiede perdono, si converte e ricomincia una vita nuova e chi invece non lo fa.
Il mio pensiero stasera va anche alle due comunità, San Lucido e Castrolibero paese, che non hanno la presenza del parroco in questi giorni a causa della zona rossa. Voglio dire a questi fedeli: il Signore è con voi, non vi abbandona mai. Siete voi – e lo dico a tutte le famiglie che vivono chiuse in casa – i protagonisti di questa Pasqua. Prendete consapevolezza che il Signore vuole bene a tutti, ma ce lo dimostra in maniera diversa. È come una mamma quando deve richiamare il figlio, qualche volta anche con parole dure, perché solo chi ama è capace di riprendere, di rimproverare, di richiamare e qualche volta anche di punire: lo dice la stessa Parola di Dio.
Se il Signore permette questo momento di difficoltà è perché vuol migliorare la nostra vita, la vita personale e la vita della società. Vuole che troviamo dentro di noi la forza dello Spirito per ricominciare una vita nuova. A cominciare da noi stessi. A dare quella testimonianza che forse avevamo dimenticato di dare, a cominciare da noi vescovi, sacerdoti, attraverso quella vicinanza al popolo che il Signore ci chiede nel Suo nome.
Rispettare le regole, poi, oggi è un atto di carità, è un atto di amore. Il Signore ci chiederà conto di questo. Il Signore non ama i furbi, non ama il peccato. Ama i peccatori però, ama l’uomo. E in questi giorni ci sta dimostrando che anche senza le celebrazioni di massa, di popolo, ugualmente Lui è presente nell’essenziale.
Siamo in pochi qui in Cattedrale, ma proprio per rispetto alla salute di tutti noi, quelli che ci siamo rappresentiamo tutti.
Siamo certi che l’amore non si ferma a noi stessi e neppure all’altro. L’amore è universale, come quello di Cristo. E speriamo che questa astinenza dai sacramenti e dalla vita liturgica ci renda capaci di apprezzare di più il Suo Corpo e il Suo Sangue, di apprezzare di più quello che Lui ci dona attraverso la Chiesa.
Preghiamo per i sacerdoti, per la loro fedeltà a Cristo.
Preghiamo per i seminaristi che hanno iniziato questo cammino.
Preghiamo per tutti coloro che hanno bisogno della presenza del Signore e di Sua Madre, aiuto dei cristiani.
Amen.
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