La lettera alla rete
Il rettore del Seminario "Redemptoris Custos" scrive per l'Anno della Misericordia e il Santo Natale.
Cari Amici della Rete,
santo Stefano di Harding, terzo abate di Citeaux, desolato nel vedere le file del coro del suo monastero sempre più diradate con voci rade e fievoli, ebbe la consolazione di mutare il suo dolore in gaudio con l’arrivo di nuovi fratelli.
La preghiera fa sì che il Cielo porti a compimento la sua promessa. Infatti, in un pomeriggio, mentre era intento allo studio della revisione della Bibbia, il portinaio l’avvisò che vi erano dei nuovi che desideravano farsi monaci. Stefano chiese: «Quanti sono?». Rispose l’addetto alla porta: «Trentadue». Parlava a nome di tutti un giovane di ventidue anni che si chiamava Bernardo e veniva da Fontaines, un paese della Borgogna. Con lui c’erano i suoi quattro fratelli, uno zio, alcuni cugini e molti dei suoi amici più intimi. Alice di Montbar, sposa di Tesselino di Fontaines e madre di Bernardo e dei suoi fratelli, era stata una buona maestra per quegli aspiranti arrivati in monastero: aveva insegnato loro a fare di Dio il centro dei pensieri e degli affetti. Tessellino nel suo castello di Fontaines era rimasto con la figlia e il figlio minore. In Borgogna, dopo questi fatti, il tema trattato in tutte le conversazioni non era più l’ultimo vincitore del torneo o la più bella dama, ma si parlava di Bernardo con la schiera a suo seguito, chiamati ad essere cavalleria più nobile a servizio di un grande Re. La vocazione è dono da intercedere, è proposta che nasce in Dio a un Noblesse oblige. Questo motto spinse i cavalieri medievali a compiere magnifici e indimenticabili atti di eroismo. La vocazione è un nobile compito dato da Dio. Non c’è gerarchia di importanza nelle vocazioni, ma c’è una fedeltà alle risposte nella radicalità dell’amore. L’eroismo di una vocazione è rispondere all’Amore amando. Dio non ha smesso di chiamare, ma gli uomini sono più disattenti alla sua voce. La preghiera è una relazione personale ed esige una relazione personale con Dio, e la nostra orante opera è come il lavoro al telaio, dove l’ordito è creato da Dio, a noi spetta far passare la navicella tra i fili. Udire la voce e innestarsi nella trama. Mi hai tessuto nel seno di mia madre. Si risponde alla vocazione, perché Dio si è fatto uomo e, rivolgendosi al Padre, disse: si faccia, o Padre, la tua volontà, non la mia. È Cristo l’unica risposta. Per questo motivo è necessario che ci siano uomini che si danno interamente a Dio, perché Dio per primo si è dato interamente agli uomini. Il Cuore dell’Uomo-Dio e quello di sua Madre siano da noi invocati, perché come bracieri accesi ardano nelle vite di coloro che danno a Dio quello che è di Dio. Grazie! Buon Anno della Misericordia e santo Natale. Vi aspetto con piacere il 10 gennaio in seminario per passare una giornata insieme.
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