Messa crismale, le carezze di mons. Nolè ai sacerdoti
Diffusa la lettera “per una regola di vita del presbitero. Appunti, proposte e suggerimenti”, a firma dello stesso vescovo Nolè.
“Penso che sia urgente da parte nostra il recupero del sacro, ma non quello del potere o dell’onore, dei pizzi e dei merletti, e neppure
della sciatteria nel vestire o nelle celebrazioni liturgiche che devono essere sempre celebrate con dignitosa semplicità, ma riscoprire
e rivivere il sacro che Gesù ci ha insegnato”. Lo ha detto monsignor Francesco Nolè, arcivescovo di Cosenza – Bisignano, nell’omelia della
messa crismale in Cattedrale. “Far risplendere sul nostro volto e nella nostra vita il volto e la presenza di Dio”, l’esortazione del
presule che, rivolgendosi al presbiterio diocesano ha auspicato “che la nostra gente, semplice, credente, affamata di Dio, possa esclamare,
guardando noi: ecco l’uomo di Dio, perché sul suo volto, nelle sue parole e nei suoi gesti traspare la presenza luminosa del Signore”.
Infatti, per mons. Nolè, “solo allora la gente si innamorerà di Dio e avremo vocazioni sante, famiglie unite nell’amore e giovani carichi di
speranza e di gioia”, perché “leggeranno sul nostro volto, il volto e la presenza di Dio, fonte della speranza e della gioia vera”. L’arcivescovo cosentino ha constatato che “spesso abbiamo fatto l’errore di cercare la vicinanza alla gente e ai giovani assumendo gli usi e i costumi mondani”, che “non solo ci hanno rubato il tempo alla carità e alla preghiera”, ma “ci hanno fatto perdere il senso del sacro e della contemplazione, misure alte che il consacrato, l’unto del Signore deve vivere e mostrare alla gente”. Mons. Nolè ha ricordato che “noi siamo nel mondo ma non dobbiamo farci assorbire dalle cose del mondo”. In occasione della messa crismale è stata diffusa la lettera “per una regola di vita del presbitero. Appunti, proposte e suggerimenti”, a firma dello stesso vescovo Nolè. Una “regola” – si legge nella presentazione al testo, allegata al numero settimanale di “Parola di Vita” - che “non può essere imposta, ma solo suggerita come strumento utile e prezioso per misurare ogni giorno davanti al Signore la fedeltà agli impegni assunti nel giorno della consacrazione sacerdotale”.
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