Don Pino Puglisi parla ancora alla Sicilia e all'Italia
A 22 anni dalla sua uccisione, il beato rappresenta un esempio specialmente per i giovani.
Ventidue anni dopo la sua uccisione per mano della mafia, don Pino Puglisi, martire e oggi - per la Chiesa - beato, parla ancora ai giovani. Ai suoi giovani, quelli di una Palermo ostaggio della malavita, e a tutti coloro che vogliono riscattarsi dal malaffare e costruire un futuro diverso.
Proprio alla vigilia dell’anniversario del martirio di don Puglisi, ieri mattina (14 settembre) il quartiere palermitano della Zisa è stato teatro di una maxi operazione antidroga dei carabinieri per sgominare un’organizzazione dedita alla produzione e al traffico degli stupefacenti: arrestati lo scorso anno gli uomini, sarebbero state le mogli a prendere le redini dello spaccio. Ma ciò che colpisce, vedendo le immagini girate dai carabinieri nel corso della lunga indagine, è quell’umanità disperata alla ricerca della “dose”, come pure gli spacciatori, criminali e venditori di morte, ma cresciuti in un tessuto sociale dove è facile, troppo facile finire dalla parte sbagliata.
“Don Puglisi - scrive il gesuita padre Francesco Occhetta (clicca qui) - sapeva che molti ragazzi del quartiere, per poter lavorare, erano costretti ad appartenere a Cosa Nostra per ottenere quelli che altrove erano diritti, come il lavoro, l’istruzione, la giustizia. Ma don Pino non smetteva di sperare in un futuro migliore per loro”.
E allora ecco, ventidue anni dopo, l’attualità del messaggio di don Puglisi e la strada per costruire un futuro migliore: imprimere una svolta culturale attraverso l’educazione e - perché no? - la proposta cristiana. L’impegno delle forze dell’ordine per ristabilire la legalità è essenziale, ma non basta. Non basta reprimere, occorre prevenire, offrire ai giovani alternative concrete di legalità e giustizia. Per un futuro migliore non servono parole, ma fatti. Come ha insegnato e testimoniato don Pino Puglisi. Sacerdote palermitano, educatore e martire.
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