Mons. Bertolone: don Pino Puglisi un testimone di resilienza
A scriverlo su Calabria Ecclesia il presidente Cec, monsignor Vincenzo Bertolone.
Don Pino Puglisi “ha pagato il suo amore per Cristo e per la Chiesa con la propria immolazione ‘reo’ di aver ‘aizzato’ la gente a perseguire valori umani e cristiani, quali la tutela dei più deboli, dell’educazione della gioventù, del rispetto della giustizia e della legalità, dell’acquisizione di diritti fino a quel momento totalmente negati ai cittadini. E tutto questo con la sola ‘arma’ del Vangelo di Cristo”. A scriverlo oggi, sul sito della Conferenza episcopale calabra, è l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone. Puglisi – sottolinea – era un “prete tanto semplice, quanto scomodo, specialmente per chi tentò di relegarlo in un angolo, anzi cancellarlo. Ieri, i mafiosi fisicamente. Oggi tutti coloro che pensano di farne un santino da conservare nel portafogli”. “Ma di fronte ad un martirio che chiama al dovere della testimonianza – ammonisce mons. Bertolone – non c’è più spazio ormai per la menzogna del male. Non più”. Nella sua riflessione l’arcivescovo ricorda come Puglisi sia diventato “una specie di eroe inerme, cioè protagonista non violento di un modus vivendi, di resilienza”. Questa – prosegue – “per un sacerdote, e in generale per il cristiano, è la dote del buon grano rispetto all’asfissia generata dalla zizzania”. “Ci sono ambiti nei quali la resilienza è messa a dura prova”, rileva Bertolone, facendo riferimento proprio al “quartiere palermitano di Brancaccio, dove il parroco venne ucciso la sera del 15 settembre del 1993”. L’arcivescovo non dimentica poi il “dolce sorriso di don Pino, espresso anche in punto di morte, quasi a voler dire che era possibile il cambiamento anche in quel quartiere degradato e pressoché dimenticato dalle Istituzioni civiche e dai politici”. “Tutto ciò generò avversione nei confronti di un messaggio che altro non era – ed è – che il fedele annuncio dell’insegnamento evangelico”.
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